L’isola dei Pirati.

 

In questi giorni di riposo, ho imparato ad ascoltarmi ancora meglio, trovare l’ispirazione all’alba di una giornata, una penna e un quaderno, in mezzo alle persone piu’ simili a me di quanto immaginavo ma con prospettive diverse. Gli occhi sono rotondi, i cuori rossi e pulsanti ma ogni strada porta una situazione piu’ satura o meno contrastata, una foto in bianco e nero, un pensiero a colori… ancora da sviluppare.
Prigioniero di quei giorni,magici tra me e il mare, la spiaggia, i sassi la simmetria imperfetta della vita, il rimbombo delle onde dall’alto di un dirupo. Fermavo con le dita il tempo lo coglievo, come i semi di un frutto e lo coltivavo con amore ed espressione, mi sentivo un pirata che derubava la gente delle loro azioni, dei loro cambiamenti… anche solo gli sguardi, depradati da cio’ che mi potevo inventare, da cio’ che potevo sognare…
Si perchè ho imparato a volare su una distesa di sabbia con le mie impronte scippate dal mare e dai suoi abitanti per cercare di portarmi con se. Il sorriso che avevo in una notte di mezza estate solo nel buio dell’oceano, sotto le stelle sognavo di essere trovato da qualcuno di qualche altro universo che potesse comprendermi. Ma mi bastavo io.

 

Parlavo con un pupazzo, come una persona a carnevale, ho scaricato piu’ penne, perse, ne ho dovute cambiare, i colori diversi, ma alla fine i sentimenti restavano uguali come gli occhi della gente che mi vede fare cio’, pensava che ero pazzo, forse da curare, ma io semplicemente non volevo andare… volevo rimanere solo con me, la proiezione di chi amavo e di cosa mi mancav, in quei giorni, trasudavo energia universale, sentivo scorrere in me la potenza incontrastata del mare, l’oscurità delle tempeste, ma la cosa piu’ bella era riuscire a capirmi.

 

Ho camminato tra l’asfalto, le parole, le risate… un giorno volevo ridere, un altro piangere, ma è normale sono un essere umano.. Ho pianto sentendo canzoni che sono cucite come abiti addosso alla mia pelle da un sarto che si chiama amore, le emozioni non mi scivolano via, si rinchiudono, come bambini che hanno paura del buio e trovano luce e calore sotto il mio cuore, scendendo da una scala a chiocciola che parte dalla mia mente.
La mia isola perfetta, che ho perso tornando tra le mie cose, quel senso di libertà che ho smarrito o forse il mare si è portato via con le mie impronte. Quello che ho ritrovato è un forziere pieno di sensazioni piu’ o meno regalate, tutta farina del mio sacco, un baule che nessuno puo’ portarmi via si puo’ solo guardare ed imparare… o almeno provare ad ascoltare, rinato, rubando cio’ che non era mio, nell’ombra senza che nessuno se ne’ reso conto, senza far soffrire nessuno perchè depradati da cio’ che non sanno di avere.

Grazie.