Questioni etiche.

Quando ero un bambino facevo penzolare le gambe giu’ da un muretto, sistemavo il cappellino rosso dei Power Rangers e valutavo attentamente altezza e distanza dal suolo.
Ricordo molto bene un pomeriggio, erano circa le 13 e stavo attendendo nella mia corte per andare a scuola (il rientro), insomma facevo questo giochino e tutto ad un tratto pensai al mio domani, pensai  quanto mi sarebbe piaciuto crescere per veder diminuire la distanza dal suolo, per poter dire salto.

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Circa 15 anni dopo mi sono ritrovato sull’orlo di una scogliera, non ho contato i metri che mi separavano dal mare, ad oggi soffro di vertigini  e mi viene difficile guardare in basso, ma quando sono stato solo per qualche minuto con davanti l’orizzonte, il ricordo di quel cortile mi ha sfiorato e mi ha fatto rivivere emozioni incredibili, la paura di non essere, la paura di non saper fare, la paura di non poter crescere.
Cosi ho deciso di non buttarmi a capofitto ne di far penzolare le mie gambe ormai stanche, nemmeno domande volevo sentire non cercavo nemmeno risposte, solo un passo indietro e mi allontanai dal bordo.

Sempre all’incirca 15 anni dopo da quel cortile,  mi accorsi di un salto di cui nessuno mi aveva ancora raccontato, immaginatevi l’universo, visualizzatelo e fatelo vostro, ora con molta dolcezza abbiatene cura e poggiatelo dentro gli occhi di qualcuno ed  attraverso  l’espansione lui si dilaterà.
Quando incrocio per sbaglio degli occhi così, gli elementi della terra iniziano a riflettersi dentro di me, inizio ad acquisire un grosso potere che mi fa perdere la paura dell’altezza, che trova risposta alle mie domande, mi rende sicuro di me, riesce a farmi camminare su di un filo di seta sopra un abisso profondo.
Ricomincio a far penzolare le gambe sul bordo dell’iride guardandoci dentro, valutando attentamente altezza e distanza mi crea lo stesso scompenso di tachicardia  che avevo da bambino quando mi emozionavo per ogni cosa nuova e bella.

Ma come ogni cosa nuova e bella, bisogna esattamente saper come fare per non romperla, perderla o dimenticarla, quindi per ora ci si accontenta di osservare le strade della sua anima percorrendole.

In conclusione non so esattamente la differenza tra questi tre episodi che vi ho raccontato, pero’ gli ho scritti per immortalare un momento storico dentro la mia vita, dove negli occhi di qualcuno non ho visto il vuoto cosmico.

Lieto di conoscerti.

 

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Sposami oggi.

Sposami

 

Cominciai a scrivere per forza d’animo strappatami dall’insaziabile animalismo dentro di me, l’istinto della competizione e della anarchia come nelle migliori serie tv americane.

Arrivato al mio traguardo, ossia appuntare note scaturite dai miei passi nella base della vita, ho iniziato ad osservare le nuvole e il cielo chiedendomi se la forma, i colori e gli stati d’animo erano uguali a tutti gli occhi dell’universo, da chi aveva il viso celato nel ventre di madre natura camminando in direzione opposta del sole a chi sorrideva osservando la linea oltre l’orizzonte, riuscendo ad immaginare le sagome scolpite nel tempo dei viaggiatori persi in contro luce.

Cresciuto dopo il traguardo mi resi conto che non tutti siamo uguali, ma siamo talmente simili e vicini che il cinguettio degli uccelli la mattina è bello o brutto, non una via di mezzo, non l’indifferenza, questo mi fece capire che le persone sono categorizzate in grandi impianti di pensieri dovuto alle enormi esperienze che all’incirca risultano simili ma con mezzi diversi per toccare la meta.

La vecchiaia mi porto’ dolore dovuto alle stesse persone che credevo guardassero nella mia direzione, affezionatomi per il trascorrere del tempo, l’inevitabile fine delle amicizie e delle vite è risultata alle porte, senza invito, senza piacere, senza pudore, come lo scatto di un felino e il morso di un roditore ti avvelena il sangue e ti graffia gli occhi, ti sa rendere cieco ed immune all’amore.

Sul letto di morte decisi di fare un viaggio, con un bagaglio, l’unico bagaglio che avevo mai potuto portare e trascinare per tutto il tragitto senza stancarmi, oramai troppo grosso per un vecchio esile e freddo che attende solo di essere accolto tra le braccia della reincarnazione.

All’ultimo fiato, spalancai gli occhi e mi resi conto di una cosa, quel bagaglio a mano sarebbe stato meno pesante condividendolo con qualcuno da amare, ma l’ultimo respiro tiro’ solo una boccata d’aria e pochi minuti di lucidità gli occhi stanchi si riempirono di lacrime capendo che non avrei lasciato nulla a nessuno, quel bagaglio sarebbe sparito nelle notti buie della mia fine avversa e nessuno lo avrebbe mai raccontato.

Sposami oggi.