La gabbia. (Solo un demone)

Ho i denti che con violenza stridono, come uscito da un incontro di Boxe con un avversario che conosce tutte le mie mosse.
Fottuto animale, dico io.
E’ mai possibile che quei guantoni mi colpiscano sempre dritto sulla faccia, destro e sinistro, un montante e ginocchiata, già una ginocchiata figlio di puttana, perchè per te le regole non sono nient’altro che strati di carta igienica con cui pulirtici il culo.
Ma non funziona cosi, “Si” gridano dall’esterno della gabbia. L’arbitro sta a guardare con i suoi guantini bianchi per non toccare il nostro sudore, tutto questo lo sto pensando mentre sono a terra  con un grosso pneumatico che mi è esploso nel cervello. Dio lasciatemi caduto.
Cosa volete da me ? Avete scommesso, fanculo perderete i vostri soldi, non esistono regole no ? Posso anche stare qui allora.

Il mio avversario mi prende per la testa e mi rialza di violenza, lo guardo dritto negli occhi e sento l’eco del sudore che si ripercuote sulla mia pelle, come sciatori le gocce di sudore scorrono, ma una valanga di nervi attende il nemico.

Alzo le mani in segno di sconfitta, sguardo basso, dolorante, lui ride…Lui è morto e non lo sa.
Mi levo i guantoni per proclamarmi perdente, mentre l’arbitro ci avvicina per mostrare la mia faccia da lepre cacciata, mi giro e gli sferzo un pugno alla gola “Ora devi stare zitto, non dirai chi ha vinto, perchè qui le regole si fanno da se”. 
Le mani si chiudono, vado verso il mio avversario ringhiando come un cane che è senza cibo, sono assetato di morte, assetato di vedere i suoi occhi sotto le mie scarpe.

La folla è in delirio e mi lanciano un coltello, il mio avversario è stordito dall’accaduto, non riesce a crederci. Io me ne fotto.
Stringendo la lama tra due dita salto verso di lui, si para con il suo braccio da gigante buono, “non mi fai pena”, penso, gli traforo il braccio come un kalashnikov vivente, lo sento piangere ed ora sono i suoi denti che si stanno spaccando gli uni con gli altri.
“Figlio di puttana” gli grido, lo prendo per i capelli mentre sbava e strascica come una cagnetta appena violentata. “Cosa dici ?” gli chiedo. Capivo bene il suo “Ti prego ho dei figli”, non me ne fotteva niente. Quella gabbia lasciava il mondo fuori, ora eravamo io, lui e il pubblico…Il mio pubblico.
Una sequenza splatter del film ESP - Fenomeni paranormali
Mi metto sopra di lui, con un ginocchio premo all’altezza della sua gola, con una mano inizio a spaccargli le falangi. Canticchio qualcosa nell’euforia, mentre gli acuti li lascio al tenore sotto di me.  Dopo avergli spezzato tutte e cinque le dita, vedo che i suoi occhi iniziano a pulsare di sangue, piccoli testicoli nella sua testa di cazzo, penso…e rido. Con un dito giocherello con una sua pupilla, cercando di farla rientrare…Sta per svenire cazzo. Mi fermo, si gira di scatto e riprende fiato… “Fine dei giochi”, mi ero rotto le palle, riprendo la lama da terra e gliela infilo dritto nel cervelletto. “Ora hai anche un buco del culo dietro, oltre che una faccia di cazzo davanti”.

Le persone sbavano e saltano come puttane ninfomani, io li guardo tutti quanti e chiedo il silenzio.

“Questo…e’ quello che vi piacerebbe, la libertà di pensare e agire, questo è quello che voi, al di la, non potete ottenere, non vi sacrificate, non combattete, vi limitate a fare i parassiti, nelle vostre abitazioni aspettando che qualcosa accada per poter dire la vostra, sapete solo unirvi a un male minore, fate crescere i vostri figli nell’ignoranza e nei valori oramai estinti, siete dei dittatori delle vite altrui, senza mai, dettare legge sulla vostra.” 

La folla smise di esultare, le puttanelle in calore non avevano capito un cazzo di quello che avevo detto, ma meglio cosi…E’ per questo che io sono qui ed ho potuto fare e loro no.

Il cambiamento per necessità e virtù.

Non c’è tempo, ne spazio necessario a dematerializzare l’indole delle persone, per questo motivo ho capito che i cambiamenti possono avvenire nell’arco di giorni o pochi secondi per necessità di difendere la propria persona dalle tempeste piu’ forti e battenti.
I camaleonti ne sono l’esempio, la mimetizzazione cromatica che salva la specie, l’esigenza di sopravvivere in un mondo pieno di predatori e incompatibile con la serenità giornaliera…
In natura tutto quello di cui abbiamo bisogno è spalmato su un profilo orizzontale, in noi essere umani è un po’ piu’ complesso, i sentimenti ampliano i conflitti,, i conflitti rilasciano informazioni per cui dobbiamo affrontare dei cambiamenti caratteriali.

Bene, io personalmente ho imparato che posso cambiare idea su tutto, nel giro di pochi minuti.. Non saro’ l’unico ma non è una dote utilizzata da tutti. Rimanere fermi su un’idea puo’ essere fortificante, ma non produttivo e d’ insegnamento. Avere un’idea solida alle volte significa nemmeno ascoltare gli altri, nemmeno mettersi nei panni non propri.

Ho cambiato idea su cose insignificanti, odio la Apple, la mattina dopo ho comprato un Iphone, odio i tatuaggi, me ne sono fatto uno su tutto il braccio, strade, luoghi, serate, giornate, creatività.. Su tutto cambio idea. Sulle persone, ho rancori dopo qualche ora non piu’, quando mi dicono “Ma non pensavi che…” rispondo sempre, “Ho cambiato idea”. Una volta avevo paura di essere giudicato malamente, ad oggi ho imparato che le persone sulla tua strada possono darti, ma quello che ti danno ti rimane, sia che loro non ti vogliano piu’ o che stiano con te tutta la vita. Quindi essere giudicato e aver paura di cio’ che pensa la gente, non mi spaventa piu’.

Parte II – Il cambiamento nei sentimenti

Ho dovuto dedicare uno spazio a questo, perchè la fase uno è  riuscire a cambiare nelle piccole cose, nelle “stupidaggini”. La fase due è molto piu’ complessa, forse ho tanto tempo da dedicarmi, forse ho imparato in anni o forse faccio una cosa comune.


Nell’amore bisogna saper agire di conseguenza, se non si è ricambiati o qualcosa è andato storto, trascinare il proprio passato non ci renderà piu’ forti. Bisogna affrontare un cambiamento, rischiando anche, che la persona con cui usciamo o siamo usciti non ci riconosca piu’. Questo non vuol dire che abbiamo perso la nostra personalità, se siete eterni romantici (purtroppo) come me, non la perderete tranquilli, ma non limitatevi a essere bravi ragazzi per sempre, se fino al giorno prima avete detto “Questo non lo faccio perchè io sono un bravo ragazzo” Lanciatevi. E’ una specie di ammortizzatore gigante, tendete a capire chi veramente si merita quello che siete.

Nelle amicizie, sicuramente i “best friends” delle scuole moriranno dopo anni, siete legati da un posto, non perchè lo volete voi. Fino a un po’ di mesi fa ero una persona molto chiusa e associale, poi un giorno mi sono ubriacato (già) ed ho visto che il mio spirito di iniziativa era senza freni inibitori. Ora, molti aspettano quattro cocktail prima di mettersi in gioco, io ho imparato ad affrontare questo limito strutturale voluto dalla società in cui viviamo, andare da gente a caso e presentarsi è da pazzi, in realtà è solo socializzare, scambiare due battute col portiere del palazzo anche se è la prima volta che lo vedete e via dicendo.
Perderete molti amici, alcuni prenderanno strade diverse, altri vi faranno torti o voi a loro, in ogni caso è un riciclo continuo di conoscenze, con pochi condividete la vostra persona, teneteli buoni.

Nella famiglia, quante volte siete tornati a casa, almeno parlo per me, ed avete una situazione un po’ difficile. Non uscite da quelle famiglie fichette piene di soldi  che stanno attenti se a vent’anni dite “cazzo”(che è peggio). Ma avete madre e padre che litigano di continuo e vi costringono a prendere decisioni a delle età assurde per voi, tutto insegnamento, a non rifare i loro errori. Qui il cambiamento sta nell’andare contro voi stessi, forse il punto piu’ difficile tra amici e amore, cercare di voler bene ai vostri genitori dicendolo e dimostrandolo senza peli sulla lingua, senza rancori…Io ci sto lavorando al terzo punto, mi sono fatto una bella teoria, ma nel lato pratico non ancora, pur sapendo dell’esistenza della strada giusta.

Lato pratico se le cose vi vanno male, fatele andare meglio, guardatevi un bel tramonto in riva al mare o tra lo smog di città prendete un respiro, pensate ad un bel ritornello che vi piace, fate un passo in avanti e non voltatevi indietro. Cambiate, sempre. Siete i mercenari di voi stessi.

Il ponte.

 

Camminavo su un ponte che ondeggiava con il vento, sullo sfondo il paesaggio di un ospedale abbandonato, nella fitta nebbia di un mezzogiorno di inverno dove anche il sole decide di nascondersi dietro veli di nubi,nebbia e rabbia.
I miei passi sono inutili, non trovo la strada del ritorno, vedo solo un profondo vuoto dove occhi e cuore non toccano fine, un’infinita vertigine non ho le ali per volare, non posso nemmeno salpare o creare passaggi secondari. Posso solo sedermi facendomi coccolare dalle brezza dei soffi di vento freddo che mi fanno venire la pelle d’oca.
Tirando fuori inchiostro e carta, mani e anima in una penisola monocromatica dipinta dal dolore di altri passati prima di me…Il legno su cui sono seduto è umido lo posso sentire mentre come un parassita si infiltra nella mie ossa, ricordandomi di non essere immortale… Non posso piangere, le lacrime diventerebbero ghiaccio, facendomi perdere la vista regalo donatomi dalla vita stessa, quindi trattengo il respiro e scrivo, scrivo e continuo, sospeso nel nulla aspettando la fine, sperando non esista una fine.. Forse cerco solo di rapire gli attimi e farne cura dei miei mali piu’ profondi che solo i miei vestiti neri possono parlare, da solo immerso nella notte il tempo è passato, non me ne sono accorto, mi sono perso e non mi hanno trovato.
Sempre su questo ponte che oscilla passo i miei giorni, la barba incolta e il sonno deriso dalla comica paura che mi guarda con il suo ghigno. Decido di alzarmi dopo aver scritto la mia vita e fare un passo, al prossimo giuro guardo avanti..Ma poi ne faccio uno alla volta e mi risiedo, ripetendo tutto da capo.Giro pagina, ma riscrivo la stessa storia cercando di correggere l’effetto derivante dalla causa.

In quell’ospedale abbandonato, ho capito perchè nessuno ci è mai arrivato, hanno tutti tentato di correre non ascoltando le proprie emozioni, non lasciandole trasparire da una penna o da una canzone, musica o colore, passione, correndo sono caduti..Non accorgendosi di essere morti.