Un nuovo ritorno

Un nuovo ritorno

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… Con questi puntini di sospensione mi prendo un momento per me, il passato è già stato scritto e le foto sono sbiadite negli anni trascorsi, mi addentro nel presente che corre sempre piu’ veloce, il tempo scorre inesorabilmente rapido, a sedici anni un anno dura un vita e a trenta sei già li, dice un caro amico che canta storie.

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Ma non sono qui per rinnegare il mio passato, ma per raccontarvi una storia, un’amore incontrollato che profuma di vita, motore e asfalto bollente.

Ho deciso come un bambino con lo stipendio di comprarmi una moto, non sto ad annoiarvi con marchi, dettagli tecnici e parole  futili.

Ho deciso di viaggiare e vedere le strade, i luoghi e i colori di queste terre, il viaggio su un cavallo di adamantio che per me è il simbolo dei veri supereroi, il tuono della tempesta nella quiete di un piccolo appena nato che dorme felice tra le braccia della mamma.

Quante ne ho viste in questi anni, paure e timori dell’età che avanza, lo stress del sentito dire e i segreti nascosti di me e me stesso eppure quando arriva la primavera e lo foglie iniziano a risalire sugli alberi dall’asfalto per fare spazio ai gladiatori bardati delle strade, io in sella alla mia moto sento che il tempo rimane fermo, io non vado avanti, la strada mi viene incontro, il controllo è tutto e l’asfalto non perdona.

La paura delle prime volte di non domare questa chimera impazzita tra i miei muscoli era da arresto cardiaco, ad ogni stop avevo il timore di perderla e lasciarla andare per sbaglio, ma dopo qualche giorno ho capito che non dovevo domarla, ma essere parte di lei e noi parte del mondo, insieme gridare alla destinazione o sempre insieme perderci tra i cartelli sbagliati delle strade.

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Poi mentre i giorni passano la senti mentre sei lontano centinaia di metri, di kilometri, la senti nel suo garage come un leone in cattività che ha fame e l’unico modo di sfamarla è farle assaporare il gusto del cemento grezzo e della terra sporca che odora di città consumata dalla razza dominante.
Cosi mentre sei distante ore da essa, ogni fantino lo vedi scorrere tra le strisce bianche ad intermittenza, lo osservi e pensi quanto sia fortunato a sentire il vento combattere contro il suo ego.

Mancano pochi giorni al suo rientro ed io la aspetto come un quindicenne disidratato dalla mancanza di amore, il ruggito che mi raffredda ogni pensiero e congela il tempo intorno a me, i pomeriggi infrasettimanali dove scappo dai neon verdastri della civiltà e mi imbatto in creste di colline e castelli con tramonti diversi ogni giorno, perchè ogni giorno è diverso da quello precedente.

“Insert Coin to Continue” (Lair Love)

Una moneta per iniziare questo pensiero mi serviva e l’ho trovata, vi racconto come nasce…

 

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Mentre camminavo per andare verso lo studio, il quartiere multietnico della periferia di Milano mi ha regalato l’immagine variopinta coi colori del tramonto di cos’è l’amore.
Uno di quei mini-market dove chi ci lavora vive tra Skype e bambini, dove i profumi colorati ricordano i paesi piu’ remoti della terra, un bambino intorno agli otto anni di carnagione scura, capello corto, maglietta a righe blu e arancioni, occhi di un cucciolo curioso gioca con un piccolo flipper sul ciglio del marciapiede quello che gli accade intorno non gli importa è ora di chiusura e probabilmente sta aspettando il papà che lo porterà a casa e gli preparerà la cena, cosi per correre sulle lancette si sfoga con cio’ che ha.
Lo osservo e lo noto dal semaforo, i miei passi si avvicinano, piu’ percepisco le sue dita che a ritmo di coraggio gareggiano per il miglior punteggio, è seduto sul ciglio del negozio flipper sulle ginocchia e sandali trasandati mettono un puntino su questa immensa città.
Il mio sguardo intravede in lontananza una coppia di giovani amanti ai bordi della fermata del tram, qualche centimetro in altezza per lui gli fa chinare la testa verso le labbra di lei, lei lo abbraccia all’altezza del petto e scatta un bacio, allo stesso tempo un sussulto per il piccolo che probabilmente ha battuto il suo record ed esulta i nostri sguardi si rincorrono e a vicenda ci lanciamo un sorriso di orgoglio ed ognuno torna per la sua vita.

Questi due eventi quasi sincronizzati mi hanno fatto pensare a cio’ che abbiamo deciso di chiamare “amore”, quanto sia alla portata di chiunque , quanto sia una sfida, puoi essere seduto su di una panchina ed iniziare la tua partita a colpi di coraggio con un po’ di sincronismo e un pizzico di “fortuna”, si cresce sin da piccoli giocando senza gettoni con un flipper sulle ginocchia, non ci importa se la pallina andrà persa o faremo punti, possiamo riprovarci quante volte vogliamo.
Adulti, il flipper inizia a diventare uno di quelli alti come noi dove devi stare in piedi con mille luci che riescono ad abbagliare i tuoi sentimenti con una voce robotica che critica o ti loda, mille rumori senza silenzi di quel marciapiede alla periferia di Milano, il punteggio è in competizione con altri cento o mille ed una scritta paradossale e inquietante che ti spinge a giocare rischiando di perdere tutto, compreso il tempo della tua vita “Insert Coin to Continue”.

Prima o poi finiscono, l’impegno svanisce e quel flipper muore di solitudine spegnendosi nel buio di una stanza che sa di chiuso, oppure possiamo giocare mantenendo vive quelle luci e quei suoni, impegnandoci sempre e dando il massimo, certo la pallina per cause superiori potrà finire fuori, ma ogni volta che tiriamo il colpo dal tavolo per far volare essa in una nuova storia dovremmo focalizzarci ad essere il meglio tra quei cento o mille, almeno per la persona con cui vogliamo stare.

 

 

Insegnamento inverso.

Era una giornata fredda di Dicembre poco prima di Natale, le  strade si illuminavano di impegno nel mettere gli addobbi anche durante le giornate grigie.
Dovetti tornare a scuola un anno per mancanza di un diploma, avevo circa 22 anni la legge Italiana impose un diploma a tutti i cittadini Italiani e di seguire scrupolosamente le lezioni per un anno, io ero già avviato nel mio settore di videomaking ma dovetti accedere a questa non opzione governativa.
Non ero un ragazzino anche se molti della mia età o anche piu’ grandi dimostrarono il contrario.
La mia era una classe mista 26 alunni 13 maschi e 13 femmine, un assistente sociale di continua presenza, un uomo sulla cinquantina con un papillon e sempre vestito a festa, mi ricordava vagamente Dr.House, ma vagamente ;
Teneva sotto il braccio sinistro un’agenda con la copertina in pitone non so se vera o finta, penna a sfera Montblanc con le rifiniture in oro, sembrava piu’ un direttore d’orchestra che un professore o assistente sociale.
Oramai la scuola era iniziata da Settembre, io seguivo ogni giorno le lezioni ma portavo solo un quaderno, ero iscritto al corso di meccanica (un corso base, per un diploma base) rispettavo molto chi voleva intraprendere questa disciplina ma il mio amore per il cinema e la regia non mi avrebbe lasciato scegliere dottrine oltre quella che mi riusciva meglio, siccome non esisteva scelsi questa materia.

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La classe era abbastanza spaziosa, finestroni su di un lato di essa mostravano il grigio e l’avanzare delle stagioni invece un grosso orologio appeso al muro davanti a tutti scandiva gli attimi di quelle stagioni.
Non avevo socializzato molto, la mia vita era da un’altra parte tra altri amici, tra le mie cose, tra le mie sceneggiature e i miei HardDisk non volevo allargare il giro di amicizie ma ero pronto a sentire storie di ogni genere, ad aprirmi data la mia innata curiosità.

Non eravamo tutti dello stesso anno, le classi variavano di tre anni, mi spiego meglio, in una classe potevano starci classi dall’85 all’88 come nel mio caso cosi da ottimizzare gli spazi, questo non comportava grandi pene perchè ognuno non era li per fare casino ma per andarsene il prima possibile.
Quel giorno era la terza ora, di sei, entro’ la docente di scienze della terra un po’ sovrappeso di mezz’eta’, capelli ricci arancioni arruffati  e sempre con due snack in borsa….dietetici.. ma due erano, ogni volta che entrava mi fissavo sempre sui suoi polsi aveva file di braccialetti da mare tutti colorati e sul polso sinistro nascosto tra questo arcobaleno una lettera tatuata,S.
Amavo quella materia, ma avevo trascorso gli anni precedenti a guardare documentari sulla nascita dell’universo e leggere racconti di archeologi e speleologi da tutto il mondo, purtroppo ahime’ quello che ci raccontava a noi era roba risentita a ritrita alcuna nemmeno revisionata con le piu’ recenti scoperte ma non volevo contraddire nessuno quindi me ne stavo zitto e disegnavo sul mio quaderno da tuttologo.
Il quarto banco partendo dall’entrata della classe, davanti a tutti come ai vecchi tempi  ma a questo giro per mia scelta non avrei mai pensato potesse succedere quello che sto per raccontarvi, ma cosi fu.
Avevo appena finito di stilizzare un teschio messicano con dei fiori intorno, non so disegnare bene sia chiaro ma mi diverte e rilassa la mia testa, in un momento sento il silenzio della classe e della professoressa che piccchietta il gesso sulla lavagna alzo lo sguardo distratto da cio’ che stava accadendo e noto con estremo malessere l’attenzione su di me da parte del corpo scolastico.
L’assistente sociale e la professoresa si avvicinarono al mio banco con fare dominante :

Sig. Dalo’, ha di meglio da fare ? Vediamo.

Domanda e risposta automatica dalla bocca di ella non mi permise di spiegare le mie ragioni, prese il mio quaderno e stracciò le pagine del mio disegno, l’assistente sociale si avvicino’ e inizio a strapparmi altre pagine dove appuntavo i miei spunti creativi, mi alzai con uno scatto, ora il mio sguardo era al di sopra di loro il punto di dominanza era cambiato mi diressi verso la cattedra :

Prego si sieda al mio posto, lei professoressa occupi quel banco vuoto

Sconcertati i due si sedettero, erano liberi di non farlo ma lo fecero, forse per sfida o per altro non saprei spiegarvelo.
Mi sedetti alla sedia degli imperatori dietro il banco piu’ grosso di tutti e dove avevo l’intero controllo la luce faceva in modo che io vidi le silhouette di tutti, forse anche la mia sete di vendetta dava questa visione apocalittica della classe, guardai sulla cattedra con la vista periferica e vidi l’agenda in pitone la presi e con due gesti la girai e la posi sul tavolo freddo, presi un pennarello indelebile dal porta matite fissando negli occhi l’assistente sociale seduto di fronte a me.
L’occhio della classe era incredulo, l’uomo con il papillon mosse leggermente la testa verso destra e rubo’ una penna dalla studentessa che sedeva accanto a me ed un foglio di carta.

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Stia attento Sig.Dalo’, io sono l’istituzione, io posso portarla in tribunale, IO ho potere su di lei sono un’autorità con voce in capitolo

Lo fissavo come se per me non ci fosse un domani, l’agenda aperta profumava di appunti e pensieri negativi sugli studenti tutte le righe erano state riempite in precedenza, senza sbavature, simmetriche, con una calligrafia che tendeva leggermente a destra, la mia coda dell’occhio appunto’ la distanza tra l’inizio di una frase e la fine appoggiai il pennarello nero con punta larga, puzzava di alchool e fissando il mio nemico negli occhi tirai una riga netta cosi eliminai un suo pensiero; Per sempre.
Un sussulto spiritato dall’intera classe, potevo sentire i muscoli tesi del mio nemico e la tacchicardia nel suo petto da circa due metri di distanza il suo sudore freddo riempiva il calice della mia vendetta che si consumava lentamente in quell’ambiente comune, lui prese a scrivere su quel foglio, probabilmente cose per mandarmi in carcere, per screditarmi, per rendermi la vita obsoleta e oscura, ma io continuai.
Continuai a tirare righe una dietro l’altra, mentre lo osservavo il mio sguardo e la mia postura non cambiavano, lui si stava scomponendo, il suo papillon si storse e la sua figura autoritaria perse valore in quell’istante, ero alla quarta pagina che cancellavo, avevo lo sguardo freddo che avrebbe avuto quel povero pitone mentre incanta la sua vittima, perchè era di pelle vera.

BASTA !

Balzo’ con un scatto tirando un colpo alla sedia sotto di lui con le ginocchia, la classe sussulto’ e si spavento’ per un attimo tutti osservarono questo avvenimento come un film da una buona recensione dove i climax non mancano e lo spettatore rimane con il fiato schiacciato a terra per gli avvenimenti che si susseguono.
Mi alzai e scesi dal trono che mi aveva conferito potere per quei dieci minuti mentre mi incamminavo per quei due metri mi osservava la bestia :

Qui c’è la sua agenda, non andro’ oltre, teneva a quegli appunti ?

Non mi rispondeva forse pensando che io non fossi degno della sua voce o del suo volto ancora una volta.
Cercò di riprendersi l’agenda poggiata sul banco che avevo lasciato poco prima ma con la mano destra bloccai il suo fare con un tonfo acuto che fece eco nella classe presi a schiaffi anche la professoressa dall’altra parte dell’aula. Fissandolo come un rettile con la sua vittima.

Mi risponda
Si, certo, sono giorni di lavoro per me, cosa pensi che sono un fannullone come voi ripetenti ignoranti, IO..”
Silenzio, la ringrazio, quei disegni avevano la stessa importanza per me con la differenza che tutto quello rimane nel mio cuore i suoi appunti saranno persi per sempre perchè è solo una persona superficiale che fa qualcosa nella vita che le è stato imposto senza amare le sue azioni; Ora puo’ andare.

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Dopo questa frase decisi di andare verso il mio zaino e prendere le mie cose, riordinai cio’ che era rimasto dal quaderno e uscii dalla classe osservato da tutti ma il silenzio era quasi imbarazzante…
Per uscire dalla scuola bisognava attraversare un parco che la circondava, i vialetti in ciottoli accompagnavano il corpo studentesco all’uscita, ma oggi l’unico ero io, facevano compagnia solo a me, decisi di fare una pausa perchè l’adrenalina aveva iniziato a circolare nelle vene e il tremolio delle conseguenze costipava come un terremoto in Giappone le mie ossa, mi sedetti con le mie cuffie nelle orecchie su di una panchina in marmo ghiacciata.
Nella prospettiva del mio sguardo vedevo chicchi di neve scendere delicati nel laghetto di fronte, tirai fuori le mani dalle tasche per vedere se davvero era neve ma mi resi conto che un grosso abete pluricentenario copriva il mio capo forse era anche meglio preferivo rimanere fermo e osservare il mondo cambiare, in quel momento desideravo cosi.
Il mio telefono si stava scaricando e le canzoni stavano per finire, senza rendermene conto passarono circa un paio d’ore ripensando al mio atto distruttivo nei confronti di un’uomo che una vita già l’aveva vissuta , i sensi di colpa iniziarono a scalare con piccone e scarponi tra i miei pensieri glaciali davvero avevo mancato cosi di rispetto a qualcuno ? Si, ma forse anche lui a me, ma ne avevo davvero diritto ? Mentre la mente si poneva queste domande come nel peggior gioco televiso a Quiz la domenica sera, in fianco a me si sedette qualcuno, mi girai verso di lui con fatica per la posizione presa da ore al freddo ed era la bestia.

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Non volle incrociare il mio sguardo, guardava diritto, io facevo finta di nulla e per rompere l’attimo fingevo di avere freddo, realmente stavo come se stessi risalendo l’Inferno a nuoto, bruciavo di rabbia e rimorso un mix che non avrebbe giovato alla mia giornata :

Tu sai cosa rappresenta il serpente ?”

Mi fermai seduta stante, il tremore svanì e mi chiesi se avevo sentito bene tra me e me ma prima che io potessi porre una domanda :

Il serpente, in mitologia...”

Risposi. “Il simbolo del peccato del giardino dell’Eden ?

Non solo” si voltò verso di me
Gli antichi vedevano il suo veleno come tante cose… poteva ucciderti, poteva guarirti, poteva portarti giovamenti.., la sua pelle era segno di rinascita, espansione della coscienza, tu oggi con quel gesto hai dimostrato le parole degli antichi, hai preso quell’agenda avvelenata dall’odio di anni, mi hai ucciso moralmente e mi hai fatto rinascere dandomi giovamento da questa presa di coscienza. Quindi tieni, su questo foglio c’è cio’ che ti sbatterebbe in carcere per il resto della tua giovane vita.

Presi il foglio che aveva scritto in precedenza su di me, essendo un’autorità bastava una parola per sbattermi davvero in una latrina a vita.

Sei pentito di cio’ che hai fatto ? ” Avevo il terrore di rispondere, non ero piu’ il leone sulla montagna ero esposto senza nessuno a proteggermi ma il veleno dentro di me che aveva trasformato questa storia in un insegnamento rispose prima che io potessi pensare a qualcosa di razionale da dire.

No, sono pentito di averla conosciuta in queste circostanze, ma nient’altro.” Si giro’ verso di me e sorrise, si sistemò il papillon e si alzò in piedi.
Vai a casa ora, è prevista una tempesta di neve“, “Grazie” risposi “Ma preferisco stare ancora un po’ qui” “Ci vedremo domani ?” Mi chiese. “Non credo“.
Sorrise ancora una volta e si allontanò nel bianco della nebbia, poggiai la schiena rilassato sulla panchina che si era leggermente scaldata e notai alla mia sinistra l’agenda in pitone della bestia, a quel punto capiì che la bestia aveva preso un’altra strada e che alla domanda ci vedremo domani la risposta non gli avrebbe fatto cambiare idea, la sua strada l’aveva decisa, scelta,  in quegli istanti non so se la sua permanenza sulla terra migliorerà oppure no, so’ che in quel giorno di Dicembre lasciai un segno indelebile oltre che sulle delle pagine su di un essere umano e questo è quello che voglio fare fino alla mia morte terrena.

Fine.

Spazio a Te. Da una fa due vie.

Mi limito alla ricerca su google di vecchi nomi che hanno riempito le giornate tra autobus, zaini e case.
Mi sembra ieri che camminavo spensierato (anche se non troppo) da casa mia alla scuola media con il mio vicino di casa e si parlava solo di videogiochi, forse si esagerava anche un po’, si cercava di essere i migliori e avere il Pentium 3 mega-potente.  Io non ero cosi fortunato, mi accontentavo di un Athlon ma amavo vedere alcuni amici megaricchi con tutte le cose di ultima generazione, perchè poi andavo a provarle.. Pensate abita ancora sotto di me !

Poi ricordo le giornate in bicicletta il sabato e la domenica nelle campagne di questo paese che mi ha dato il pane tra i denti per crescere.. I bulli, le ragazze, le panchine, noi nerd rinchiusi nelle cantine della casa di qualcuno sognando su come le ragazze erano sbagliate, che se solo per Dio capivano quanto eravamo bravi nel futile e nella pirateria ci avrebbero amato a dismisura, nostre per sempre.

Io
Non fu mai cosi, pero’ erano felici di vedere ogni volta un film nuovo scaricato anche di qualità pessima, tanto il film… non si guardava, ma se si vedeva..è perchè eravamo fidanzati.

Ricordo ancora oggi l’odore di quello scantinato, il mio amico in canotta con qualche mania di protagonismo, suo fratello due ragazze ed io che seguivo un’asta su Ebay della mia prima videocamera costava 900 € anziche’ 3.000 €, ovviamente era una truffa e persi l’asta (Il mio amico Karma, tra l’altro i soldi non li avevo)

Ma non voglio annoiarvi, su questo blog ci sono post di oltre cinque anni fa, anche questo diventerà uno di esso e ai trenta chissà se saro’ ancora ad un portatile a pensare come la vita scorre…

Oggi a Pavia, sono andato con i mezzi per via del mio piede rotto, sono entrato nella stazione dei Bus, la stessa stazione di 10 anni fa… Gli stessi profumi, i capelli lunghi delle ragazze che oggi non sogno piu’, gli zaini griffati a cui non sono piu’ affezionato, facce cattive, buone, decine di artisti che non sanno di esserlo in mezzo alla massa. Vado al marciapiede numero 2, il pullman è pieno zeppo, mi fanno sedere accanto a un ragazzino di 15 anni con una PSVita in mano, la ragazzina si alza un po’ scocciata e fa sedere un vecchio malconcio come me, la capisco, anche io alla sua età mi scocciavo per questi vecchi.

Poggio la stampella davanti a me e solo un muro di plastica ci separa dall’autista, il ragazzino di cui non so nemmeno il nome mi chiede gentilmente se puo’ chiudere la tenda perchè il suo schermo lucido la riflette, rispondo di si e inizio a intavolare una conversazione sul suo videogame non vi annoiero’ con dettagli, ma siamo arrivati al punto che io conoscevo circa 8 console in piu’ rispetto a lui, perchè lui è della generazione Playstation.

Mentre si parlava lo osservavo, occhialetti, capello corto di quello a cui non frega il taglio perchè ha battaglie piu’ grosse da combattere nella sua fantasia che fissarsi sulla monotonia della vita quotidiana, lui dentro di se è un guerriero che combatte contro bulli, genitori incazzati e professori che si aspettano di piu’, mi ricordava un po’ me anche perchè ogni qualvolta prendessi un Bus, io amavo quel posto, davanti a tutti, dove nessuno poteva invadere il mio spazio ed avevo il controllo sulla strada.

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Dal momento in cui parlo di alcuni videogiochi che mi hanno fatto davvero divertire, lui prende il suo smartphone e nelle note inizia a segnare alcuni nomi …

Si scrive cosi giusto ?
Si, si
Quindi prima della Play cosa c’era ?
Tante cose !

Da li Google mi ha aiutato facendo trascorrere una ventina di minuti..

Io scendo qui, tu anche ?
No no, io a Milano
Grazie per le cose che mi hai detto, la prossima volta quando ci vediamo ti dico se mi piacciono quei giochi, ci rivediamo
Ciao, a presto

In tutto questo leggo il contachilometri di un’auto su un’autostrada e una grossa pozza d’acqua dove riflesso ci sono io da bambino, quest’auto passa, la grossa ruota invade metà specchio d’acqua io osservo ogni singolo spruzzo a rallentatore ma qualcosa perdo perchè alcuni riflettono i colori del sole, altri no, ma forse potevano essere importanti anche loro, ma non lo so sto guardando quelli che mi piacciono di piu’.. Ora sono qua quasi fermo nel tempo che scorre lentamente il mio riflesso non si vede ora, ma quando l’auto sarà passata io spero che in questo specchio d’acqua quando tornerà piatto e calmo ritrarra’ il volto di mio figlio, poi passerà un’altra auto e altri spruzzi si alzeranno, gli auguro… di osservare i migliori e che mio nipote fara’ altrettanto.

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L’universo tranne Noi. La storia di un’emozione.

L’emozione è forte. Io ho scoperto la mia passione grazie a Max.. Il bisogno e la necessità di tramutare in immagini le sue parole, storie cosi semplici e indelebili nella vita di ognuno di noi.
E’ tornato, il Max dei vecchi 883, cresciuto e maturato con una storia che piu’ o meno tutti abbiamo vissuto..

Quanti mi hanno preso in giro per anni, a scuola, perchè lo ascoltavo… e di soppiatto lo ascoltavano anche loro… Senza dirlo, piangevano la sera con gli auricolari nelle orecchie e il lettore che gridava “Ti sento vivere”, il CD rigato e usurato che viveva nelle casse dell’Hi-Fi, l’automobile che melodica scorreva i chilometri.

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Ricordo come fosse ieri, quando ascoltai “Il meglio” ogni giorno all’andata e al ritorno dal lavoro, le lacrime che scendevano mentre mi immaginavo storie, intrecci, personaggi, racconti di vita perchè tutti ne abbiamo bisogno di guardare cio’ che siamo e facciamo da un altro punto di vista.
Non ho mai iniziato per soldi, per fama.. Ho iniziato per necessità, il mio dolore è stato traghettato tramite le mie mani che scrivevano senza sosta, attraversavano le rapide dei miei occhi , proiettavo immagini rendendo la mia vista cieca, film opachi nella testa avevo bisogno di esprimerli, volevo dare speranza alle persone nel mio piccolo, dovevo tramutare le parole in immagini per guardarlo, emozionarlo e dire a me stesso c’è speranza ancora per te, volevo solo una conferma che la mia vita sarebbe migliorata… Quando ero perso e spaesato realizzavo dei video… Al capitolo finale il risvolto della speranza, sempre, per ricordarmi quanto la vita fosse bella e per quanto le cose si mettano male possono volare insieme al vento che le spinge da Ovest a Est dove nasce la luce.

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Avro’ ascoltato questa canzone 60 volte… Alle volte non la sento piu’, mi piace solo immaginare .
Sono egoista, voglio emozionarmi con poco ce la faccio da solo… E anche se state leggendo queste parole e pensate che queste cose accadano solo nel cinema sapete dentro di voi che vi è capitato o vi capiterà aprite l’orizzonte delle emozioni e lasciate entrare la vita attraverso le vostre azioni, create storie ogni giorno da poter raccontare, cosi metabolizzo storie che non ho saputo chiudere, definire o che non sono andate come volevo…Racconto come mi sarebbe piaciuto andassero le cose o riporto la realtà dei miei fatti, cosi da sfogare ogni dolore e rabbia attraverso me.

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Io da Filmmaker, posso solo dire che il dono migliore che mi sia stato fatto è saper metabolizzare il dolore e buttarlo fuori in questo modo… Non esistono solo playback, non esistono solo soldi, non esistono solo grandi produzioni, ci sono mattoncini piu’ piccoli, tasselli di un mosaico che alla fine serviranno a chi gira, io giro per me stesso le storie che voglio raccontare le emozioni che voglio trasmettere lo faccio per libidine personale l’evoluzione e la tecnica sono una conseguenza, ma alla base c’è una grande sensibilità.

Voglio tornare con una camera in mano, girare e raccontare… raccontare e raccontare..

Ribelle senza pausa.

Il fruscio dell’attrito della ruota davanti viene interrotto da una buca che mi fa sobbalzare, piede, ginocchio, gomito, voce, cervello. L’occhio si sposta noto una donna di 40 anni che lecca la paletta di un gelato tra le vetrate di una gelateria, il riflesso del sole mi infastidisce e giro lo sguardo, mamma, papà, nonna e nipotino camminano mano nella mano, il bimbo osserva il mondo che si allontana dalla spalla del padre allunga una mano e cerca di afferrare il passato forse già capendo che il futuro è tagliato a metà,come se sapesse di scivolare lungo una strada senza direzione ma la corrente lo trascinerà verso il domani.

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Incrocio il suo sguardo sperando di insegnarli in un istante gli errori che ho fatto, cambiandogli la vita, osserva solo cio’ che è vicino a lui ma afferra i miei ideali e li scrive nella sua storia o cosi mi piace pensare.
La musica dalle cuffie mi imprime piani sequenza di vite che si stringono, vicini e soffocati i metri scorrono l’aria fredda sale dalle narici mi infiamma i polmoni e mi fa tossire, la stessa tosse che ogni mattina mi accompagna quando poggio i piedi a terra cercando una delle due pantofole.

La scatola dello sciroppo, comprata e lasciata sulla scrivania come se odiassi la mia vita, l’ho preso, ma non ha migliorato nulla, inizio a non credere piu’ nella medicina.
Poi mi siedo e mi metto al lavoro su come mangiare questo mese facendo quello che amo, aggrotto le sopracciglia e inizio a scrivere, ascolto musica e penso che non ho un curriculum, anche perchè non ricordo cosa ho fatto, anche perchè non so come ho iniziato, anche perchè non ho iniziato per denaro.

 

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Se dopodomani smettero’ di fare quello che faccio, anche da dietro una cassa di un fast-food il mio cervello elaborerà in continuazione milioni di dinamiche e si evolverà trovando la maniera di farmi rivivere le emozioni della mia passione. Non smettero’ mai, me lo sono tatuato sulla pelle, me lo ricordo quando respiro e quando vedo i lacci della mia vita che lentamente si snodano, ricordandomi che sto invecchiando e il tempo è solo pioggia, che prima o poi un’altra alba mi sostituirà, ma non sarà come me.

Amo pensare al dolore e piegarlo a mio piacimento per trasformalo in un aeroplanino di carta da far sfrecciare agli occhi della gente, dando speranza che le cose cambiano.
Mi piace essere l’interruttore dei pensieri di chi mi circonda, mandare in corto ogni cosa che mi sta vicino per osservare la reazione legata al mio comportamento. Sono un animale che studia altri animali, sono una risposta generica a tante domande.

Siamo di passaggio, lasciamo una scia indelebile nella storia ogni giorno fermi ad un semaforo o mentre ci svegliamo sotto le coperte con qualcuno, madre, padre, cane o fidanzata.
Sono un ribelle che non si concede pause e che fa la faccia bella a un sistema che non gli piace, alzare la voce davanti alle cose che non ci piacciono se non le comprendiamo non mi è mai servito, allora meglio stare in silenzio, capire il meccanismo e agire di conseguenza.

Rileggo questo post e mi rendo conto di quanto sia slegato tra se stesso, si un po’ come me, prima penso una cosa,  poi cambio idea. Odio chi mi si presenta e mi dice cosa ha fatto nella vita per mostrarmi cosa sa fare. Dimostralo, sono smart. Ho ascoltato troppe parole, talmente tante che ho smesso di ascoltare chiunque, se non me stesso, perchè comunque vada rimarrai solo, inutile dire il contrario, inutile sperare nel contrario, si è soli, domani non sai cosa farai, potresti svegliarti vestirti da Joker alla tua tenera età di 24 anni e sparare in un cinema, potresti prendere un neonato da una culla e lanciarlo in mezzo ad una strada. Non lo sai chi sarai domani. Ma lui era un bravo ragazzo.

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Risparmiatevi la bella faccia di cazzo davanti alle telecamere, non sapete chi era, nessuno sapeva chi era, nemmeno i suoi genitori, nemmeno il suo stramaledetto criceto che era tutti i giorni nella sua stanza. Il cervello è nascosto, è un abisso che ospita migliaia di creature da quelle che sfiorano il livello del mare sorridendoti a quelle che non vedranno mai la luce con gli occhi rossi che vagano nei bassi fondali. Questo è il cervello ed è illeggibile, questo è l’affascinante.

Buonanotte, anche se non ho sonno.

Il deserto.

Inizio questo post sul bridge di una canzone, ho aspettato l’attimo esatto per mettermi a scrivere e lasciarmi trascinare dalla melodia .. Perchè ho voglia di sentire il vento del deserto che da sollievo ai viaggiatori, vorrei toccare la sabbia fine per stringerla tra le mani e guardarla soffiare via come i miei sogni che rincorrono il vento, un’aquila mi intravede, io mi vedo dall’abisso del cielo e posso sentire il viaggio prendersi cura di me, posso toccare con la voce il tuo sguardo…

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Predatore o vittima, comunque vada le impronte di chi scappa e si ferma rimarranno qui, in questo deserto caldo ed arido, che tu sia il cacciatore o la preda, il buono o il cattivo lascerai cio’ che sei in questa distesa immensa fatta di legami e immense storie… Che troppi non hanno piu’ tempo di ascoltare, che troppi non sanno abbracciare, che pochi sanno baciare.

Nella mia borraccia l’acqua è poca ma piu’ in la, so che, so che qualcosa c’è, una sorgente di acqua cristallina mi sta aspettando, forse a Nord o ad Est, ho perso l’orientamento ma ho ritrovato la necessità di vivere, il dovere di voler imparare dalla strada sbagliata, forse dovevo andare a Sud, ma comunque sia anche in questa direzione sto scrivendo la storia dei miei giorni, che la borraccia si riempirà o rimarrà vuota che un’aquila mi guarderà e incrocerà la mia anima, sto costruendo la mia storia, il mio oggi e il mio domani.

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La paura del caldo e del freddo è la stessa. Due sensazioni cosi diverse, in simbiosi tra loro, “Ho freddo, fatemi coprire” “Ho caldo, non riesco a spogliarmi” allora come fare ad affrontare questo emblema della vita che si gira e con uno schiocco di vita decide come e dove trovarti, l’unico modo per affrontarla è fartela compagna di viaggio, ora, io sono in quel deserto che cammino mano nella mano con la vita, le ho lasciato bere l’ultimo sorso, la portero’ in braccio finche’ il corpo non mi abbandonerà, al di la di queste dune, la vita mi ha creato io le devo tutto quello che sono, non le manchero’ di rispetto, perchè questo viaggio è troppo breve per essere egoisti e farla morire.

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Vorrei oltrepassare i limiti e le tempeste di sabbia, la notte è calata il freddo è sceso la vita mi sta abbandonando nella buca in fianco alla mia, il vento dei miei sogni è lo stesso che ci sta uccidendo, ora vorrei solo prendere questa sabbia e lanciarla via gridando.

Ma poi da lontano, un’altra persona… Con un’altra vita al suo fianco, mano nella mano.. stremata Arriva verso di me, si inginocchia e mi dice.. “La vita riserva le difficoltà solo a chi puo’ farcela” da li, la vita mia, compagna di viaggio ha ricominciato a respirare, bastava crederci.

L’uomo dell’Autogrill. (La morale)

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Ci ho messo due settimane a coltivare questo post, ogni giorno le parole prendevano forme dopo eventi che si susseguivano in campi di fiori o bagni di sangue. Quello che ho vissuto in queste settimane è indescrivibile, una storia vista da tanti ma mai dai miei occhi, le scelte di un amico in vera difficoltà in conflitto con se stesso e le sue paranoie, probabilmente in questo istante mentre sfioro questi tasti la sua mente starà pensando al modo migliore di porsi per sistemare tutto… Come un fermo immagine sulla mia auto parcheggiata giu’, con una ruota un po’ fuori dalle linee bianche rivedo la storia. Ho imparato a dire “E se domani muoio”, ho imparato ad ascoltare le mie emozioni che non riuscivo a sentire, voglio solo vivere.. Vivermi il giorno, come fosse l’ultimo.Non c’è tempo di dire domani, non c’è tempo per chi già non ha tempo e non ne trova, non è tempo di non ritagliarsi del tempo.

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Caro amico mio, sei stato messo spalle al muro tra la confusione delle parole che tutti ti dicono senza pensare a cosa è meglio per te ma meglio per loro.. Ti sei fatto riempire la testa di consigli e metafore, di moralismi e idee anarchiche, ora devi decidere percorrendo la strada e trovando il bivio, nessuno puo’ dirti cosa fare si puo’ solo immaginare cosa sia meglio per te, ma nessuno lo sa, tanto come dicevi ieri, ogni decisione cambia il corso delle cose e le cose cambiano il corso di ogni decisione.. La vita è bella per questo, solo una cosa, non essere cio’ che non puoi essere.

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Ora voltandomi verso la finestra vedo il sole che sbatte su quella tenda, dopo tre giorni di pioggia che ci hanno costretti a casa .. Ma non avrei chiesto di meglio.
Il camino, la gentilezza e l’ospitalità, il bene maturato senza rendersene conto tramite onde elettromagnetiche che potrebbero anche ucciderci, ma se il rischio ha questo risvolto, sono pronto a farlo.
Il buio piu’ totale è stato amico mio, mi ha aiutato a prendere decisioni e zittendo troppe domande, mi sono solo ascoltato, l’istinto è come la matematica, per quanto è irrazionale è la scelta giusta.

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L’attesa non doveva esistere e quarantotto ore si sono trasformate in un’epoca, dove tutto si è evoluto e dove tutto è cambiato e niente è restato com’era, inutile avere paura..Io ho solo paura di non rischiare e non sapermi emozionare, ma cosi non è stato.

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La colonna sonora era solo scandita dal cuore di piu’ persone che riuscivano a tirare su un concerto senza strumenti, lasciando tutti a bocca aperta, il sonno aveva deciso di farsi una vacanza come la nostra, prima a sinistra, tutto dritto poi segui per “Rimani sveglio”.
Abbiate pietà di me, fatemi vivere ogni istante e ogni attimo donatomi perchè io amo la mia vita e amo tutto cio’ che mi accade bello o brutto che sia, quindi grazie ai miei genitori di avermi messo al mondo e anche se .. senza volerlo hanno deviato la mia crescita per un male indipendente.. Mi hanno dato una spinta sulla strada migliore da scegliere, non cambierei una virgola perchè se ora mi emozioni con una parola o per un bambino che dice “Papà ti voglio bene” è grazie anche al male che ho saputo affrontare.

Alla fine di tutto questo, ho anche danzato davanti ad un camino dove un fuoco nasceva e il calore di un abbraccio lo alimentava, il bagliore del fuoco ci avvolgeva e nemmeno un terremoto ci avrebbe divisi.
Sono stato un po’ egoista… Ma lo rifarei… e anche Tu lo rifaresti 🙂

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Nel ritorno da quell’universo che aveva smesso di appartenerci, in un Autogrill un uomo alla cassa mi chiede perchè tutti sono sempre arrabbiati, non fanno un sorriso e rispondono male.. Io non ho la risposta perchè preso alla sprovvista allora mi guarda con il suo cappellino rosso e la sua divisa bianca e mi dice “Se sapessero che morirebbero domani , la smetterebbero di fare cosi, la vita è troppo bella per non sorridere di cio’ che ci accade, o no ?”
Sbalordito non penso a rispondere ma penso che lui sia la chiusura e la morale di tutto questo e’ come se avessi scritto un libro e lui un lettore che ha trovato la morale… Potevo solo rispondergli.. “Infatti si”, prendere il mio resto, salutarlo con un sorriso e farmi domande che oggi mi hanno portato a scrivere tutto questo.

Grazie.

Ne sei davvero convinto ? (L’oscuro amante dell’ignoto)

Dark Light

Mi ritengo immobile al centro di un uragano, l’occhio del ciclone da dove vedi l’esterno e sei coperto da una bufera al di fuori di te.
Leggo post, blog e vedo festa negli occhi degli pseudo-innamorati o dei veri innamorati, non appartengo piu’ a queste categorie da molto oramai e il numero per la fila è li, ma a questo giro non voglio nemmeno strapparlo, mi limito ad osservare il cataclisma che non mi riguarda.

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Vi voglio raccontare un segreto. Avevo paura del buio. Un giorno ho smesso.
Mi ricordo come fosse ieri che le grida in casa mia come ogni notte erano insopportabili, con la mia ragazza andava male, quella sera aveva messo una foto su MSN di lei con un altro ragazzo mentre si baciavano, avevo 18 anni, soffrivo, anche se la colpa era mia. Ci hanno insegnato che cio’ che è stato nostro deve esserlo per sempre non mi lasciava andare, mi mordeva al polpaccio e me la trascinavo sanguinante questa sensazione.

Ero disperato piangevo e singhiozzavo era notte inoltrata, la luna dopo qualche ora avrebbe svegliato il sole, correvo per le vie del mio paese gridando, ogni singolo lampione riempiva i miei occhi lacrimanti creando un fastidiosissimo riflesso, avrei voluto grattare i muri di ogni casa spaccandomi le dita e colpire qualsiasi essere umano nel mio raggio d’azione…

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Correvo e correvo, odiavo stare alla luce, per una volta volevo soffrire da solo senza che nessuno mi giudicasse non volevo essere uno show per Dio.
Corsi verso il cimitero, il viale iniziava a diventare buio, ricordo ancora benissimo quell’attimo.

Ogni lacrima smise di colpo, superai l’ultima zona di luce camminando. Ero terrorizzato, gli Dei mi avevano iniettato l’adrenalina in corpo, sulle mie spalle sentivo il peso di un ragazzo che voleva crescere e mi soffocava. La mia fronte inizio’ a tornare neutra e il sale delle lacrime mi seccava gli zigomi, camminai per altri cinquanta metri…arrivai al cimitero, erano le tre del mattino circa, mi aggrappai alle sbarre del cancello d’entrata e scoppiai in un pianto di rabbia e dolore che non potete immaginare, mi feci trascinare a terra dalla mancanza di volontà, rimasi li a piangere e chiedermi perchè tutto stava accadendo a me.

Smisi di nuovo, di colpo. E iniziai a fissare le tombe dall’esterno, una alla volta da sinistra a destra scansionandole, fiori e lumini, poca luce…ma il silenzio.

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Uno di quei silenzi che ti fanno pensare, non quando sei nel tuo letto che i pensieri saltano schiacciandoci le meningi, ma il silenzio della morte. Il silenzio per definizione, il silenzio, il vuoto e il buoio che ognuno di noi avrebbe bisogno per qualche minuto al giorno, non puoi distrarti a pensare ad altro, la situazione ti spaventa e rimani a pensare ai problemi come in una specie di trans, rimasi li quaranta minuti senza dire una parola… Il tutto era svanito, stavo meglio, me n’ero fatto una ragione.

Da quel giorno il buio non mi spaventa piu’, preferisco stare al buio e passeggiare nei boschi di notte, è piu’ facile nascondersi.. e’ piu’ facile sotterrare i cadaveri dei propri problemi.

La piramide della crisi. I predatori e gli ignoranti.

Guardando il mio programma preferito (ed unico) “Le Iene”, mi trovo a pormi domande assurde sulle motivazioni che possono spingere comuni mortali a “inculare” altri comuni mortali

Voglio tirare dell’acqua al mio mulino, perchè quello che sto per scrivere non piacerà a tutti gli onesti che leggeranno queste righe, quindi.

!!!AVVERTENZA!!!

Il contenuto di questo post non verrà tollerato da tutti i cittadini onesti di questo paese. 
Quello che scrivo non vuole in alcun modo tollerare o giustificare i comportamenti di chi sfrutta le persone
piu’ deboli senza rimorsi di coscienza, quello che ci distingue dagli animali è la parola e il pensiero articolato.
Usiamolo.

Bene, possiamo cominciare.

Punto 1. La Crisi

La crisi ha portato molti problemi, la crisi principalmente è una violenza psicologica su un problema serio, un problema che esiste ed è stato ampliato ed elevato a potenza dai mass media, giornali e radio.
A livello politico non voglio nemmeno entrarci a parlarne, chissà quanti lo avranno fatto e quante teorie ci saranno da leggere in giro tra i vari http.
Quello che so di per certo è che il vero problema per un imprenditore, un giovane che si mette in proprio o qualcuno che ha già un’azienda da anni è la tutela verso di lui che non da la legalità, per non confondervi, lo Stato non aiuta di certo il poveraccio, pero’ quando è il momento di farsi vivo con tasse, cartelle esattoriali, multe e more, sono in tempistiche Svizzere.
Il povero imprenditore si ritrova a dover pagare i dipendenti o le migliaia di euro che deve allo stato, perchè per qualche mese non ha potuto pagare le tasse in tempo, non puoi dire paghero’ dopo, o meglio si puo’ fare…pagando interessi e more su di esse. (Io lo chiamo strozzinaggio, poi fate voi).
La mancanza dei soldi la maggior parte delle volte è dovuta al “cliente” che non paga nei 30/60/90 giorni accordati. Per la farla breve, fatevi fare un preventivo accettatelo, fate fare il lavoro e sparite, avrete la meglio.

Ed ecco che il giovane o l’imprenditore si ritrova “scoperto” per mancanza di liquidi, cosi chiede prestiti, finanziarie ed entrano in gioco le banche, respiri finchè puoi. Ma oramai entri in un girone di debiti davvero triste e come purtroppo si è visto, alcuni la fanno finita pensando di essere falliti, stressati e oramai passando le loro ultime notti insonne.

Punto 2. Gli ingenui

La natura è spietata. Ogni animale in natura ha sviluppato un istinto di sopravvivenza genetico. Un serpente a sonagli incanta la preda con il suono del suo sonaglio, la manta è piatta e rimane poggiata sul fondo sabbioso dell’oceano, la tartaruga essendo un animale lento ha sviluppato una corazza imponente, una casa dove ritirarsi in casi di pericoli e noi essere umani ? Anni di evoluzione a cosa ci hanno portato ? Scoperte importanti , evoluzione della società, evoluzione della specie, parametri socio-comportamentali sviluppati per il benessere della coesistenza. In tutto questo, guerre, carità, povertà, violenza, sottomissione alla società moderna per i piu’ deboli.
Quanta gente povera, con una famiglia sulle spalle a cui il lavoro va male si affida a terzi, terzi sconosciuti e si fa abbindolare da truffe, quanti giocano alle slot machine pensando di arricchirsi se spendo 15 e mi rientrano 10 il mio cervello è appagato e vado avanti, potrebbe andare meglio..
Quanti per disperazione si fanno leggere le carte o si affidano all’astrologia, il mese prossimo andrà meglio. Quanti si ritrovano sull’orlo a dover vendere le proprie cose tirando fino al mese dopo senza essere consapevoli del fatto che il problema sussiste e non è stato abolito. Troppi.
L’ignoranza e l’arroganza dei deboli, porta a una disumana disossatura della specie stessa, indebolendo i punti cardine del DNA e non tenendo conto dell’istinto di sopravvivenza che ognuno di noi ha. La faccio facile io, penserete, probabile.
Sono forse uno stronzo perchè ho imparato a non farmi abbindolare da parecchie cose, perchè non voglio sapere il mio futuro e perchè quando guardo il cielo penso solo alle stelle luminose e non quelle che riguardano salute,denaro e sesso…. Si forse sono uno stronzo epico a parlare male dei piu’ deboli.
Per me la debolezza si sconfigge con la conoscenza, il sapere è al primo posto di tutti i predatori, appostarsi e sapere che una preda passerà di li… Creare società basate su un piano che cerca lavoro per i disperati e farsi pagare…Perchè sai che passeranno di la..

Punto 3. I predatori

Sono sull’orlo della crisi, ho 45 anni e non so cosa fare, ho bisogno di soldi devo pensare a salvare me stesso e i miei cari.
Vendo oggetti su eBay a prezzi stracciati intestando la postepay a dei prestanome (Punto 2)
Apro un’agenzia che trova lavoro, fa finta di trovare lavoro, metto annunci, chi ha bisogno si fiderà di me. (Punto 2)
Mi spaccio per volontario di un’associazione per bambini disabili, o carcerati o chissa per quale paese estero. (Punto 2)
Creo una rete annodata di macchine rubate che andranno all’estero, con assegni scoperti… (un po’ meno Punto 2)

Alcuni esempi che mi sono venuti in mente, truffe vere e proprie aa danni di terzi, quei terzi con già molti problemi economici che probabilmente per pagarmi avranno lacrimato e sudato togliendo un pasto ai loro figli nella speranza di trovare un lavoro.
Bhe, li chiamiamo predatori no ? Ho fatto degli esempi basilari, ma ci sono truffe molto complesse messe in piedi da persone solo con le…conoscenze, con il sapere di come “fottere” un suo simile.
Questo perchè ? Qui rientra in gioco l’istinto di sopravvivenza, l’uomo egoista (che trovo anche giusto) che per stare bene si inventa giochi per raggirare lo Stato.
E perchè si inventa questo tipo di gioco sui poveri, su chi ha problemi ? Perchè sono prede facili, persone che non hanno il dono del sapere, che non hanno l’informazione adeguata per fermarli.
Voglio raccontarvi una storia personale, che mi è capitata all’età di 18 anni. Ma andiamo al punto 4.

Punto 4. Parere personale

Dicevo, a 18 anni mentre cercavo lavoro, sono incappato in una società di aspirapolveri la “Kirby” in quanti della mia leva e non solo ne avranno sentito parlare, per non parlare dei poveri disgraziati che ci lavorano per questi truffatori da quattro soldi.
Mi ricordero’ sempre che andai al colloquio e mi presero subito, garantendomi un guadagno di 1.200 € al mese netti piu’ le aspirapolveri che riuscivo a vendere, una percentuale era mia.. la cosa mi puzzava anche se avevo solo 18 anni ma decisi di andare la settimana dopo alla lezione iniziale, l’iniziazione dei nuovi predatori.
Mi ricordero’ sempre che avevo un jeans e una giacca elegante, un’aula  allestita con delle pizzette e vari succhi di frutta, appena entravi venivi accolto da ragazzi e ragazze molto giovani vestiti molto bene, la cosa che avevo notato subito erano delle spille che avevano sulle giacche con degli smile. Tristezza infinita.

Mentre ascoltavo la spiegazione di come era nato quel robot con un sistemazione di aspirazione preso in prestito dalla NASA (sono serio) mi ricordero’ che la”prof” mi disse “Tu non prendi appunti” ? Io le risposi “O ascolto o scrivo, non mi va di fare entrambe le cose” ed effettivamente per me è sempre stato cosi se una cosa mi interessa mi ricordo numeri, date, dettagli e non ho bisogno di appunti.

Senza scendere nell’ora e mezza di spiegazioni e miracoli che faceva l’azienda, presero ognuno di noi, uno alla volta e c dissero’ singolarmente “Allora Samuele, ci sei piaciuto per noi sei preso, puoi già iniziare da settimana prossima”Fino a li ero contento, quattro soldi che entravano…Ma quando mi diedero una lista fatta in excel con delle caselle dove per il giorno dopo dovevo portare almeno dieci nomi, via e numero di telefono di alcuni poveri disgraziati tra amici e parenti… La cosa mi puzzo’ tantissimo. Tornai a casa e mi informai su Internet e bum, il giorno dopo non ci tornai.
Si forse sono un po’ viziato e mi sono sempre scelto il lavoro che volevo fare (non sono raccomandato ne dai miei genitori e non sono ricco di famiglia se ve lo state chiedendo e lavoro da quando ho 16 anni), ma per ritornare ai vari punti, ecco un esempio di “conoscenza” , tramite siti e recensioni di quel posto ho capito subito la truffa immonda in cui stavo per annegare.
Vi ho raccontato questa mia storia per dimostrarvi che al giorno d’oggi esistono strumenti per difendersi, anche molto funzionali.
Internet, microcamere, microfoni, mail certificate e via dicendo…Usateli.

Vi auguro una buonanotte ! E semmai dovreste essere truffati da qualcuno, investite su un paio di camere grosse come un bottone e registrate tutto, vi farete giustizia da soli 😉

A presto !