Un nuovo ritorno

Un nuovo ritorno

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… Con questi puntini di sospensione mi prendo un momento per me, il passato è già stato scritto e le foto sono sbiadite negli anni trascorsi, mi addentro nel presente che corre sempre piu’ veloce, il tempo scorre inesorabilmente rapido, a sedici anni un anno dura un vita e a trenta sei già li, dice un caro amico che canta storie.

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Ma non sono qui per rinnegare il mio passato, ma per raccontarvi una storia, un’amore incontrollato che profuma di vita, motore e asfalto bollente.

Ho deciso come un bambino con lo stipendio di comprarmi una moto, non sto ad annoiarvi con marchi, dettagli tecnici e parole  futili.

Ho deciso di viaggiare e vedere le strade, i luoghi e i colori di queste terre, il viaggio su un cavallo di adamantio che per me è il simbolo dei veri supereroi, il tuono della tempesta nella quiete di un piccolo appena nato che dorme felice tra le braccia della mamma.

Quante ne ho viste in questi anni, paure e timori dell’età che avanza, lo stress del sentito dire e i segreti nascosti di me e me stesso eppure quando arriva la primavera e lo foglie iniziano a risalire sugli alberi dall’asfalto per fare spazio ai gladiatori bardati delle strade, io in sella alla mia moto sento che il tempo rimane fermo, io non vado avanti, la strada mi viene incontro, il controllo è tutto e l’asfalto non perdona.

La paura delle prime volte di non domare questa chimera impazzita tra i miei muscoli era da arresto cardiaco, ad ogni stop avevo il timore di perderla e lasciarla andare per sbaglio, ma dopo qualche giorno ho capito che non dovevo domarla, ma essere parte di lei e noi parte del mondo, insieme gridare alla destinazione o sempre insieme perderci tra i cartelli sbagliati delle strade.

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Poi mentre i giorni passano la senti mentre sei lontano centinaia di metri, di kilometri, la senti nel suo garage come un leone in cattività che ha fame e l’unico modo di sfamarla è farle assaporare il gusto del cemento grezzo e della terra sporca che odora di città consumata dalla razza dominante.
Cosi mentre sei distante ore da essa, ogni fantino lo vedi scorrere tra le strisce bianche ad intermittenza, lo osservi e pensi quanto sia fortunato a sentire il vento combattere contro il suo ego.

Mancano pochi giorni al suo rientro ed io la aspetto come un quindicenne disidratato dalla mancanza di amore, il ruggito che mi raffredda ogni pensiero e congela il tempo intorno a me, i pomeriggi infrasettimanali dove scappo dai neon verdastri della civiltà e mi imbatto in creste di colline e castelli con tramonti diversi ogni giorno, perchè ogni giorno è diverso da quello precedente.

Da quando mi è cresciuta la barba.

Il sangue sulle ginocchia non lo dimentichero’ mai, nel mio cortile tutto asfalto e detriti dove per inseguire un pallone si inciampava, si litigava e ci si innamorava delle ragazze piu’ grandi che passavano oltre le inferiate del muretto che divideva casa mia dal mondo esterno dove “Non andare a giocare in strada è pericoloso, ci sono le macchine” che poi pensandoci ad oggi ne guido una identica a quelle scatolette cosi pericolose.

Ricordero’ quello che hanno fatto per me i miei genitori, ma senza mai ringraziarli abbastanza perchè tanto le parole non servono, ho già ricambiato crescendo e cercando di non dare troppe sofferenze a cui non potessero riparare.

Guardero’ al passato come fosse una fontana colorata dove ogni monetina è un pezzetto di vita che tutte insieme sono una grande fortuna, il tesoro sotto il materasso, le scintille che lasciamo dietro di noi vivendo io le vedo e le vivo mi rendo conto che cos’è la vita e quanto ogni parola viene pressata sotto il peso di tutta quell’acqua che sgorga da quella fontana.

Col senno di poi, avrei capito che tutto lo stress era una piccola parte di un mondo che ancora non mi apparteneva, trascurandomi sono cresciuto e i primi peli sul volto hanno dimostrato il mio carattere e come sono riuscito a stabilizzarmi in questa vita sempre in bilico, dalle pagine di questo blog dal lontano 2007 il mio problema piu’ grande fu una rottura di una storia di 4 anni, non avrei mai pensato al futuro e alla vecchiaia di chi mi ha messo al mondo, oggi ho realizzato che ogni singolo battito è prezioso ogni ora sempre di piu’.

Tutto qui invecchia e passa in fretta lo sento tra candeline spente da amici, capelli bianchi di persone che amo e la voglia di diventare padre, anche se mi spaventa ancora un po’, ma forse dovrei aver paura piu’ del tempo che schizza via e che dei nipoti sarebbero ben accetti da chi mi ha cresciuto.

L’ultimo paragrafo lo dedico all’amore, anni fa questo post avrebbe parlato solo di questo.. All’alba dei 27 anni non penso conti piu’ cosi tanto, l’amore va e viene anche se si spera di trovare la persona giusta, ho perso tanto e ho dato tanto, ma sono per il vivi e lascia vivere questa formula matematica che ha fatto scorrere un anno con la mia ragazza, lei che mi ha insegnato ad attendere e non precipitarmi…Le devo molto, quindi grazie.

Sam

“Insert Coin to Continue” (Lair Love)

Una moneta per iniziare questo pensiero mi serviva e l’ho trovata, vi racconto come nasce…

 

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Mentre camminavo per andare verso lo studio, il quartiere multietnico della periferia di Milano mi ha regalato l’immagine variopinta coi colori del tramonto di cos’è l’amore.
Uno di quei mini-market dove chi ci lavora vive tra Skype e bambini, dove i profumi colorati ricordano i paesi piu’ remoti della terra, un bambino intorno agli otto anni di carnagione scura, capello corto, maglietta a righe blu e arancioni, occhi di un cucciolo curioso gioca con un piccolo flipper sul ciglio del marciapiede quello che gli accade intorno non gli importa è ora di chiusura e probabilmente sta aspettando il papà che lo porterà a casa e gli preparerà la cena, cosi per correre sulle lancette si sfoga con cio’ che ha.
Lo osservo e lo noto dal semaforo, i miei passi si avvicinano, piu’ percepisco le sue dita che a ritmo di coraggio gareggiano per il miglior punteggio, è seduto sul ciglio del negozio flipper sulle ginocchia e sandali trasandati mettono un puntino su questa immensa città.
Il mio sguardo intravede in lontananza una coppia di giovani amanti ai bordi della fermata del tram, qualche centimetro in altezza per lui gli fa chinare la testa verso le labbra di lei, lei lo abbraccia all’altezza del petto e scatta un bacio, allo stesso tempo un sussulto per il piccolo che probabilmente ha battuto il suo record ed esulta i nostri sguardi si rincorrono e a vicenda ci lanciamo un sorriso di orgoglio ed ognuno torna per la sua vita.

Questi due eventi quasi sincronizzati mi hanno fatto pensare a cio’ che abbiamo deciso di chiamare “amore”, quanto sia alla portata di chiunque , quanto sia una sfida, puoi essere seduto su di una panchina ed iniziare la tua partita a colpi di coraggio con un po’ di sincronismo e un pizzico di “fortuna”, si cresce sin da piccoli giocando senza gettoni con un flipper sulle ginocchia, non ci importa se la pallina andrà persa o faremo punti, possiamo riprovarci quante volte vogliamo.
Adulti, il flipper inizia a diventare uno di quelli alti come noi dove devi stare in piedi con mille luci che riescono ad abbagliare i tuoi sentimenti con una voce robotica che critica o ti loda, mille rumori senza silenzi di quel marciapiede alla periferia di Milano, il punteggio è in competizione con altri cento o mille ed una scritta paradossale e inquietante che ti spinge a giocare rischiando di perdere tutto, compreso il tempo della tua vita “Insert Coin to Continue”.

Prima o poi finiscono, l’impegno svanisce e quel flipper muore di solitudine spegnendosi nel buio di una stanza che sa di chiuso, oppure possiamo giocare mantenendo vive quelle luci e quei suoni, impegnandoci sempre e dando il massimo, certo la pallina per cause superiori potrà finire fuori, ma ogni volta che tiriamo il colpo dal tavolo per far volare essa in una nuova storia dovremmo focalizzarci ad essere il meglio tra quei cento o mille, almeno per la persona con cui vogliamo stare.

 

 

Vederti.

E’ come viaggiare su di una montagna russa legato al vagone frontale per centinaia di chilometri.
Ho provato ad andare a dormire e far finta che il silenzio mi fosse amico, ma questa sera ha deciso di abbandonarmi per chissa’ quale posto.
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Cosi ho deciso di scrivere tutto quello che non posso raccontare(ti),  forse perchè spero che qualcuno lo legga o forse perchè devo liberarmene per riuscire a prendere sonno.

Posso sembrare alquanto stupido e semplice, ma ho un viso che appare come un ologramma davanti ad i miei occhi ogni qualvolta li chiudo, sera o mattina non fa differenza, l’unica differenza è il trascorrere del tempo tra un pensiero e l’altro, il film e la vita, la narrazione e la fiaba.
Non ho ricercato io queste sensazioni e come dice il buon Max, dimmi chi sarai per fare questo a me, proprio a me, ma perchè ?
Me lo chiedo davvero in modo violento e onesto sapendo ed essendo consapevole di tanti fattori, appena rimango solo o stacco dal mio lavoro, ecco che come una Supernova mi esplode nel cervello e mi acceca completamente dall’interno facendomi sentire come un tossicodipendente che dipende da quella luce, ma come mai ?

Teniamo conto che un’esplosione di questo tipo genera molte radiazioni, esse mi invadono il sangue, una bomba atomica dritta nello stomaco.
Eppure la fase adolescenziale l’ho passata da un po’ è bello viverlo cosi perchè comunque riesco a controllarlo, appena inizia a sfuggirmi di mano lo tengo con un guinzaglio a strozzo e lo soffoco violentemente, stando attento a non farmi del male… da solo.
Dai cosi va meglio, avrei paginate da scrivere, potrei con delle semplici parole dar vita ad un gigantesco castello con corridoi, sotterranei e trappole, ma sarebbe semplicemente frutto della mia immaginazione e non della vita in cui calpesto il terreno ogni giorno. Sarebbe bello, si.

Ultima cosa, il titolo di questi pensieri è “Vederti” non penso mai di aver spiegato il motivo del titolo, ma a questo giro voglio stupirmi da solo.
Per rilassarmi basta che sia nel mio campo visivo a qualche centimetro, metri, con qualcuno o con nessuno non ha importanza, basta che io possa vederla.

Ora spero di riuscire a riposare, vorrei prendere la videocamera e iniziare a girare cose (unica cosa che mi aiuta davvero) ma alle 2.00 la vedo grigia, quindi buonanotte a tutti quelli come me che anche se hanno smesso di credere in certe cose per via di esperienze passate, un mattino incrociando lo sguardo giusto il loro cuore ha ripreso a battere.
Pero’ non fate come me, non limitatevi a scrivere, andate contro tutto e tutti deve esplodere, dovete rianimare la vostra anima, prendetevi quello che volete, date vita al castello, non perdete mai la fiducia in cio’ per cui combattete.
Che ti sceglie e  non si fa scegliere.

-SaM-

 

Questioni etiche.

Quando ero un bambino facevo penzolare le gambe giu’ da un muretto, sistemavo il cappellino rosso dei Power Rangers e valutavo attentamente altezza e distanza dal suolo.
Ricordo molto bene un pomeriggio, erano circa le 13 e stavo attendendo nella mia corte per andare a scuola (il rientro), insomma facevo questo giochino e tutto ad un tratto pensai al mio domani, pensai  quanto mi sarebbe piaciuto crescere per veder diminuire la distanza dal suolo, per poter dire salto.

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Circa 15 anni dopo mi sono ritrovato sull’orlo di una scogliera, non ho contato i metri che mi separavano dal mare, ad oggi soffro di vertigini  e mi viene difficile guardare in basso, ma quando sono stato solo per qualche minuto con davanti l’orizzonte, il ricordo di quel cortile mi ha sfiorato e mi ha fatto rivivere emozioni incredibili, la paura di non essere, la paura di non saper fare, la paura di non poter crescere.
Cosi ho deciso di non buttarmi a capofitto ne di far penzolare le mie gambe ormai stanche, nemmeno domande volevo sentire non cercavo nemmeno risposte, solo un passo indietro e mi allontanai dal bordo.

Sempre all’incirca 15 anni dopo da quel cortile,  mi accorsi di un salto di cui nessuno mi aveva ancora raccontato, immaginatevi l’universo, visualizzatelo e fatelo vostro, ora con molta dolcezza abbiatene cura e poggiatelo dentro gli occhi di qualcuno ed  attraverso  l’espansione lui si dilaterà.
Quando incrocio per sbaglio degli occhi così, gli elementi della terra iniziano a riflettersi dentro di me, inizio ad acquisire un grosso potere che mi fa perdere la paura dell’altezza, che trova risposta alle mie domande, mi rende sicuro di me, riesce a farmi camminare su di un filo di seta sopra un abisso profondo.
Ricomincio a far penzolare le gambe sul bordo dell’iride guardandoci dentro, valutando attentamente altezza e distanza mi crea lo stesso scompenso di tachicardia  che avevo da bambino quando mi emozionavo per ogni cosa nuova e bella.

Ma come ogni cosa nuova e bella, bisogna esattamente saper come fare per non romperla, perderla o dimenticarla, quindi per ora ci si accontenta di osservare le strade della sua anima percorrendole.

In conclusione non so esattamente la differenza tra questi tre episodi che vi ho raccontato, pero’ gli ho scritti per immortalare un momento storico dentro la mia vita, dove negli occhi di qualcuno non ho visto il vuoto cosmico.

Lieto di conoscerti.

 

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Sposami oggi.

Sposami

 

Cominciai a scrivere per forza d’animo strappatami dall’insaziabile animalismo dentro di me, l’istinto della competizione e della anarchia come nelle migliori serie tv americane.

Arrivato al mio traguardo, ossia appuntare note scaturite dai miei passi nella base della vita, ho iniziato ad osservare le nuvole e il cielo chiedendomi se la forma, i colori e gli stati d’animo erano uguali a tutti gli occhi dell’universo, da chi aveva il viso celato nel ventre di madre natura camminando in direzione opposta del sole a chi sorrideva osservando la linea oltre l’orizzonte, riuscendo ad immaginare le sagome scolpite nel tempo dei viaggiatori persi in contro luce.

Cresciuto dopo il traguardo mi resi conto che non tutti siamo uguali, ma siamo talmente simili e vicini che il cinguettio degli uccelli la mattina è bello o brutto, non una via di mezzo, non l’indifferenza, questo mi fece capire che le persone sono categorizzate in grandi impianti di pensieri dovuto alle enormi esperienze che all’incirca risultano simili ma con mezzi diversi per toccare la meta.

La vecchiaia mi porto’ dolore dovuto alle stesse persone che credevo guardassero nella mia direzione, affezionatomi per il trascorrere del tempo, l’inevitabile fine delle amicizie e delle vite è risultata alle porte, senza invito, senza piacere, senza pudore, come lo scatto di un felino e il morso di un roditore ti avvelena il sangue e ti graffia gli occhi, ti sa rendere cieco ed immune all’amore.

Sul letto di morte decisi di fare un viaggio, con un bagaglio, l’unico bagaglio che avevo mai potuto portare e trascinare per tutto il tragitto senza stancarmi, oramai troppo grosso per un vecchio esile e freddo che attende solo di essere accolto tra le braccia della reincarnazione.

All’ultimo fiato, spalancai gli occhi e mi resi conto di una cosa, quel bagaglio a mano sarebbe stato meno pesante condividendolo con qualcuno da amare, ma l’ultimo respiro tiro’ solo una boccata d’aria e pochi minuti di lucidità gli occhi stanchi si riempirono di lacrime capendo che non avrei lasciato nulla a nessuno, quel bagaglio sarebbe sparito nelle notti buie della mia fine avversa e nessuno lo avrebbe mai raccontato.

Sposami oggi.

 

Insegnamento inverso.

Era una giornata fredda di Dicembre poco prima di Natale, le  strade si illuminavano di impegno nel mettere gli addobbi anche durante le giornate grigie.
Dovetti tornare a scuola un anno per mancanza di un diploma, avevo circa 22 anni la legge Italiana impose un diploma a tutti i cittadini Italiani e di seguire scrupolosamente le lezioni per un anno, io ero già avviato nel mio settore di videomaking ma dovetti accedere a questa non opzione governativa.
Non ero un ragazzino anche se molti della mia età o anche piu’ grandi dimostrarono il contrario.
La mia era una classe mista 26 alunni 13 maschi e 13 femmine, un assistente sociale di continua presenza, un uomo sulla cinquantina con un papillon e sempre vestito a festa, mi ricordava vagamente Dr.House, ma vagamente ;
Teneva sotto il braccio sinistro un’agenda con la copertina in pitone non so se vera o finta, penna a sfera Montblanc con le rifiniture in oro, sembrava piu’ un direttore d’orchestra che un professore o assistente sociale.
Oramai la scuola era iniziata da Settembre, io seguivo ogni giorno le lezioni ma portavo solo un quaderno, ero iscritto al corso di meccanica (un corso base, per un diploma base) rispettavo molto chi voleva intraprendere questa disciplina ma il mio amore per il cinema e la regia non mi avrebbe lasciato scegliere dottrine oltre quella che mi riusciva meglio, siccome non esisteva scelsi questa materia.

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La classe era abbastanza spaziosa, finestroni su di un lato di essa mostravano il grigio e l’avanzare delle stagioni invece un grosso orologio appeso al muro davanti a tutti scandiva gli attimi di quelle stagioni.
Non avevo socializzato molto, la mia vita era da un’altra parte tra altri amici, tra le mie cose, tra le mie sceneggiature e i miei HardDisk non volevo allargare il giro di amicizie ma ero pronto a sentire storie di ogni genere, ad aprirmi data la mia innata curiosità.

Non eravamo tutti dello stesso anno, le classi variavano di tre anni, mi spiego meglio, in una classe potevano starci classi dall’85 all’88 come nel mio caso cosi da ottimizzare gli spazi, questo non comportava grandi pene perchè ognuno non era li per fare casino ma per andarsene il prima possibile.
Quel giorno era la terza ora, di sei, entro’ la docente di scienze della terra un po’ sovrappeso di mezz’eta’, capelli ricci arancioni arruffati  e sempre con due snack in borsa….dietetici.. ma due erano, ogni volta che entrava mi fissavo sempre sui suoi polsi aveva file di braccialetti da mare tutti colorati e sul polso sinistro nascosto tra questo arcobaleno una lettera tatuata,S.
Amavo quella materia, ma avevo trascorso gli anni precedenti a guardare documentari sulla nascita dell’universo e leggere racconti di archeologi e speleologi da tutto il mondo, purtroppo ahime’ quello che ci raccontava a noi era roba risentita a ritrita alcuna nemmeno revisionata con le piu’ recenti scoperte ma non volevo contraddire nessuno quindi me ne stavo zitto e disegnavo sul mio quaderno da tuttologo.
Il quarto banco partendo dall’entrata della classe, davanti a tutti come ai vecchi tempi  ma a questo giro per mia scelta non avrei mai pensato potesse succedere quello che sto per raccontarvi, ma cosi fu.
Avevo appena finito di stilizzare un teschio messicano con dei fiori intorno, non so disegnare bene sia chiaro ma mi diverte e rilassa la mia testa, in un momento sento il silenzio della classe e della professoressa che piccchietta il gesso sulla lavagna alzo lo sguardo distratto da cio’ che stava accadendo e noto con estremo malessere l’attenzione su di me da parte del corpo scolastico.
L’assistente sociale e la professoresa si avvicinarono al mio banco con fare dominante :

Sig. Dalo’, ha di meglio da fare ? Vediamo.

Domanda e risposta automatica dalla bocca di ella non mi permise di spiegare le mie ragioni, prese il mio quaderno e stracciò le pagine del mio disegno, l’assistente sociale si avvicino’ e inizio a strapparmi altre pagine dove appuntavo i miei spunti creativi, mi alzai con uno scatto, ora il mio sguardo era al di sopra di loro il punto di dominanza era cambiato mi diressi verso la cattedra :

Prego si sieda al mio posto, lei professoressa occupi quel banco vuoto

Sconcertati i due si sedettero, erano liberi di non farlo ma lo fecero, forse per sfida o per altro non saprei spiegarvelo.
Mi sedetti alla sedia degli imperatori dietro il banco piu’ grosso di tutti e dove avevo l’intero controllo la luce faceva in modo che io vidi le silhouette di tutti, forse anche la mia sete di vendetta dava questa visione apocalittica della classe, guardai sulla cattedra con la vista periferica e vidi l’agenda in pitone la presi e con due gesti la girai e la posi sul tavolo freddo, presi un pennarello indelebile dal porta matite fissando negli occhi l’assistente sociale seduto di fronte a me.
L’occhio della classe era incredulo, l’uomo con il papillon mosse leggermente la testa verso destra e rubo’ una penna dalla studentessa che sedeva accanto a me ed un foglio di carta.

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Stia attento Sig.Dalo’, io sono l’istituzione, io posso portarla in tribunale, IO ho potere su di lei sono un’autorità con voce in capitolo

Lo fissavo come se per me non ci fosse un domani, l’agenda aperta profumava di appunti e pensieri negativi sugli studenti tutte le righe erano state riempite in precedenza, senza sbavature, simmetriche, con una calligrafia che tendeva leggermente a destra, la mia coda dell’occhio appunto’ la distanza tra l’inizio di una frase e la fine appoggiai il pennarello nero con punta larga, puzzava di alchool e fissando il mio nemico negli occhi tirai una riga netta cosi eliminai un suo pensiero; Per sempre.
Un sussulto spiritato dall’intera classe, potevo sentire i muscoli tesi del mio nemico e la tacchicardia nel suo petto da circa due metri di distanza il suo sudore freddo riempiva il calice della mia vendetta che si consumava lentamente in quell’ambiente comune, lui prese a scrivere su quel foglio, probabilmente cose per mandarmi in carcere, per screditarmi, per rendermi la vita obsoleta e oscura, ma io continuai.
Continuai a tirare righe una dietro l’altra, mentre lo osservavo il mio sguardo e la mia postura non cambiavano, lui si stava scomponendo, il suo papillon si storse e la sua figura autoritaria perse valore in quell’istante, ero alla quarta pagina che cancellavo, avevo lo sguardo freddo che avrebbe avuto quel povero pitone mentre incanta la sua vittima, perchè era di pelle vera.

BASTA !

Balzo’ con un scatto tirando un colpo alla sedia sotto di lui con le ginocchia, la classe sussulto’ e si spavento’ per un attimo tutti osservarono questo avvenimento come un film da una buona recensione dove i climax non mancano e lo spettatore rimane con il fiato schiacciato a terra per gli avvenimenti che si susseguono.
Mi alzai e scesi dal trono che mi aveva conferito potere per quei dieci minuti mentre mi incamminavo per quei due metri mi osservava la bestia :

Qui c’è la sua agenda, non andro’ oltre, teneva a quegli appunti ?

Non mi rispondeva forse pensando che io non fossi degno della sua voce o del suo volto ancora una volta.
Cercò di riprendersi l’agenda poggiata sul banco che avevo lasciato poco prima ma con la mano destra bloccai il suo fare con un tonfo acuto che fece eco nella classe presi a schiaffi anche la professoressa dall’altra parte dell’aula. Fissandolo come un rettile con la sua vittima.

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Si, certo, sono giorni di lavoro per me, cosa pensi che sono un fannullone come voi ripetenti ignoranti, IO..”
Silenzio, la ringrazio, quei disegni avevano la stessa importanza per me con la differenza che tutto quello rimane nel mio cuore i suoi appunti saranno persi per sempre perchè è solo una persona superficiale che fa qualcosa nella vita che le è stato imposto senza amare le sue azioni; Ora puo’ andare.

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Dopo questa frase decisi di andare verso il mio zaino e prendere le mie cose, riordinai cio’ che era rimasto dal quaderno e uscii dalla classe osservato da tutti ma il silenzio era quasi imbarazzante…
Per uscire dalla scuola bisognava attraversare un parco che la circondava, i vialetti in ciottoli accompagnavano il corpo studentesco all’uscita, ma oggi l’unico ero io, facevano compagnia solo a me, decisi di fare una pausa perchè l’adrenalina aveva iniziato a circolare nelle vene e il tremolio delle conseguenze costipava come un terremoto in Giappone le mie ossa, mi sedetti con le mie cuffie nelle orecchie su di una panchina in marmo ghiacciata.
Nella prospettiva del mio sguardo vedevo chicchi di neve scendere delicati nel laghetto di fronte, tirai fuori le mani dalle tasche per vedere se davvero era neve ma mi resi conto che un grosso abete pluricentenario copriva il mio capo forse era anche meglio preferivo rimanere fermo e osservare il mondo cambiare, in quel momento desideravo cosi.
Il mio telefono si stava scaricando e le canzoni stavano per finire, senza rendermene conto passarono circa un paio d’ore ripensando al mio atto distruttivo nei confronti di un’uomo che una vita già l’aveva vissuta , i sensi di colpa iniziarono a scalare con piccone e scarponi tra i miei pensieri glaciali davvero avevo mancato cosi di rispetto a qualcuno ? Si, ma forse anche lui a me, ma ne avevo davvero diritto ? Mentre la mente si poneva queste domande come nel peggior gioco televiso a Quiz la domenica sera, in fianco a me si sedette qualcuno, mi girai verso di lui con fatica per la posizione presa da ore al freddo ed era la bestia.

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Non volle incrociare il mio sguardo, guardava diritto, io facevo finta di nulla e per rompere l’attimo fingevo di avere freddo, realmente stavo come se stessi risalendo l’Inferno a nuoto, bruciavo di rabbia e rimorso un mix che non avrebbe giovato alla mia giornata :

Tu sai cosa rappresenta il serpente ?”

Mi fermai seduta stante, il tremore svanì e mi chiesi se avevo sentito bene tra me e me ma prima che io potessi porre una domanda :

Il serpente, in mitologia...”

Risposi. “Il simbolo del peccato del giardino dell’Eden ?

Non solo” si voltò verso di me
Gli antichi vedevano il suo veleno come tante cose… poteva ucciderti, poteva guarirti, poteva portarti giovamenti.., la sua pelle era segno di rinascita, espansione della coscienza, tu oggi con quel gesto hai dimostrato le parole degli antichi, hai preso quell’agenda avvelenata dall’odio di anni, mi hai ucciso moralmente e mi hai fatto rinascere dandomi giovamento da questa presa di coscienza. Quindi tieni, su questo foglio c’è cio’ che ti sbatterebbe in carcere per il resto della tua giovane vita.

Presi il foglio che aveva scritto in precedenza su di me, essendo un’autorità bastava una parola per sbattermi davvero in una latrina a vita.

Sei pentito di cio’ che hai fatto ? ” Avevo il terrore di rispondere, non ero piu’ il leone sulla montagna ero esposto senza nessuno a proteggermi ma il veleno dentro di me che aveva trasformato questa storia in un insegnamento rispose prima che io potessi pensare a qualcosa di razionale da dire.

No, sono pentito di averla conosciuta in queste circostanze, ma nient’altro.” Si giro’ verso di me e sorrise, si sistemò il papillon e si alzò in piedi.
Vai a casa ora, è prevista una tempesta di neve“, “Grazie” risposi “Ma preferisco stare ancora un po’ qui” “Ci vedremo domani ?” Mi chiese. “Non credo“.
Sorrise ancora una volta e si allontanò nel bianco della nebbia, poggiai la schiena rilassato sulla panchina che si era leggermente scaldata e notai alla mia sinistra l’agenda in pitone della bestia, a quel punto capiì che la bestia aveva preso un’altra strada e che alla domanda ci vedremo domani la risposta non gli avrebbe fatto cambiare idea, la sua strada l’aveva decisa, scelta,  in quegli istanti non so se la sua permanenza sulla terra migliorerà oppure no, so’ che in quel giorno di Dicembre lasciai un segno indelebile oltre che sulle delle pagine su di un essere umano e questo è quello che voglio fare fino alla mia morte terrena.

Fine.

Spazio a Te. Da una fa due vie.

Mi limito alla ricerca su google di vecchi nomi che hanno riempito le giornate tra autobus, zaini e case.
Mi sembra ieri che camminavo spensierato (anche se non troppo) da casa mia alla scuola media con il mio vicino di casa e si parlava solo di videogiochi, forse si esagerava anche un po’, si cercava di essere i migliori e avere il Pentium 3 mega-potente.  Io non ero cosi fortunato, mi accontentavo di un Athlon ma amavo vedere alcuni amici megaricchi con tutte le cose di ultima generazione, perchè poi andavo a provarle.. Pensate abita ancora sotto di me !

Poi ricordo le giornate in bicicletta il sabato e la domenica nelle campagne di questo paese che mi ha dato il pane tra i denti per crescere.. I bulli, le ragazze, le panchine, noi nerd rinchiusi nelle cantine della casa di qualcuno sognando su come le ragazze erano sbagliate, che se solo per Dio capivano quanto eravamo bravi nel futile e nella pirateria ci avrebbero amato a dismisura, nostre per sempre.

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Non fu mai cosi, pero’ erano felici di vedere ogni volta un film nuovo scaricato anche di qualità pessima, tanto il film… non si guardava, ma se si vedeva..è perchè eravamo fidanzati.

Ricordo ancora oggi l’odore di quello scantinato, il mio amico in canotta con qualche mania di protagonismo, suo fratello due ragazze ed io che seguivo un’asta su Ebay della mia prima videocamera costava 900 € anziche’ 3.000 €, ovviamente era una truffa e persi l’asta (Il mio amico Karma, tra l’altro i soldi non li avevo)

Ma non voglio annoiarvi, su questo blog ci sono post di oltre cinque anni fa, anche questo diventerà uno di esso e ai trenta chissà se saro’ ancora ad un portatile a pensare come la vita scorre…

Oggi a Pavia, sono andato con i mezzi per via del mio piede rotto, sono entrato nella stazione dei Bus, la stessa stazione di 10 anni fa… Gli stessi profumi, i capelli lunghi delle ragazze che oggi non sogno piu’, gli zaini griffati a cui non sono piu’ affezionato, facce cattive, buone, decine di artisti che non sanno di esserlo in mezzo alla massa. Vado al marciapiede numero 2, il pullman è pieno zeppo, mi fanno sedere accanto a un ragazzino di 15 anni con una PSVita in mano, la ragazzina si alza un po’ scocciata e fa sedere un vecchio malconcio come me, la capisco, anche io alla sua età mi scocciavo per questi vecchi.

Poggio la stampella davanti a me e solo un muro di plastica ci separa dall’autista, il ragazzino di cui non so nemmeno il nome mi chiede gentilmente se puo’ chiudere la tenda perchè il suo schermo lucido la riflette, rispondo di si e inizio a intavolare una conversazione sul suo videogame non vi annoiero’ con dettagli, ma siamo arrivati al punto che io conoscevo circa 8 console in piu’ rispetto a lui, perchè lui è della generazione Playstation.

Mentre si parlava lo osservavo, occhialetti, capello corto di quello a cui non frega il taglio perchè ha battaglie piu’ grosse da combattere nella sua fantasia che fissarsi sulla monotonia della vita quotidiana, lui dentro di se è un guerriero che combatte contro bulli, genitori incazzati e professori che si aspettano di piu’, mi ricordava un po’ me anche perchè ogni qualvolta prendessi un Bus, io amavo quel posto, davanti a tutti, dove nessuno poteva invadere il mio spazio ed avevo il controllo sulla strada.

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Dal momento in cui parlo di alcuni videogiochi che mi hanno fatto davvero divertire, lui prende il suo smartphone e nelle note inizia a segnare alcuni nomi …

Si scrive cosi giusto ?
Si, si
Quindi prima della Play cosa c’era ?
Tante cose !

Da li Google mi ha aiutato facendo trascorrere una ventina di minuti..

Io scendo qui, tu anche ?
No no, io a Milano
Grazie per le cose che mi hai detto, la prossima volta quando ci vediamo ti dico se mi piacciono quei giochi, ci rivediamo
Ciao, a presto

In tutto questo leggo il contachilometri di un’auto su un’autostrada e una grossa pozza d’acqua dove riflesso ci sono io da bambino, quest’auto passa, la grossa ruota invade metà specchio d’acqua io osservo ogni singolo spruzzo a rallentatore ma qualcosa perdo perchè alcuni riflettono i colori del sole, altri no, ma forse potevano essere importanti anche loro, ma non lo so sto guardando quelli che mi piacciono di piu’.. Ora sono qua quasi fermo nel tempo che scorre lentamente il mio riflesso non si vede ora, ma quando l’auto sarà passata io spero che in questo specchio d’acqua quando tornerà piatto e calmo ritrarra’ il volto di mio figlio, poi passerà un’altra auto e altri spruzzi si alzeranno, gli auguro… di osservare i migliori e che mio nipote fara’ altrettanto.

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L’E-Reader, risorsa o spreco ?

Il mio blog non parla solo di storie fantasy, moralismi e aforismi.
Fin da quando avevo 15 anni scrivevo post su videogiochi e hardware sui forum di punta di quegli argomenti, ogni tanto mi va di scrivere qualcosa per accompagnare il lettore ad una scelta.

Questo post non è dedicato a nessuno in particolare, non è giudiziale, non è una recensione….è un’opinione.

Parto da tempo addietro quando leggevo la collana famosissima “Piccoli Brividi”, poi sono passato a libri d’obbligo per la scuola come “Napoleon” “Moby Dick” e i vari libricini di quel topo in mille avventure, leggere mi annoiava. Principalmente mi annoiava perchè preferivo vedere i film, perchè dovevo sforzare la vista (sono miope con occhiali spessi), perchè non ho mai avuto una lucina decente sopra il comodino a parte il lampadario centrale della camera.

Design

Qualche settimana fa ho comprato il Kobo Aura HD, che dalle recensioni sul web è uno dei migliori, ma non siamo qui a parlare di schede tecniche per quello c’è Google.

Bene, ho trovato gente molto discordante sul parere degli E-Reader, i principali problemi di un E-Reader sono :

-Non c’è la magia dello sfogliare le pagine.
-Sensazione tattile della carta.
-Avere una libreria piena di titoli.

L’unico su cui potrei essere d’accordo è avere una libreria con milioni di libri, magari nello scantinato, dove porti la tua ragazza e mentre fate sesso alzi lo sguardi e pensi “Questo l’ho letto, quello devo finir…Cazz..” e continui.
Oppure avere un libro che apre una grotta sotterranea tra i miliardi di libri dello scaffale, dove magari c’è un vecchietto che vi dice che l’auto è pronta. (Ok la smetto)

Scherzi a parte, posso capire davvero che avere una libreria è roba da intellettuali, basta che poi non rompete quando dovete fare un trasloco.

Gli altri punti “Vintage”che la gente mi fa notare, li trovo pieni di ipocrisia solo perchè un libro è una cosa socialmente fatta cosi, e’ sempre stata fatta cosi, e dovrà essere sempre cosi. Se nascevano prima gli E-reader e poi i libri, avremmo sentito gente dire in giro.

-Non c’è la magia della retroilluminazione.
-Si sfoglia con un dito.
-Avere il Kobo su uno scaffale in standby con la copertina dell’ultimo libro letto.

Si sà, fortunatamente il mondo è vario, ognuno puo’ fare quello che vuole, ma sentirmi dire cose del tipo “Non compro l’E-Reader, porcheria del demonio” (Si, magari non proprio cosi, ma avete capito) mi  risulta un po’ ottusa come affermazione.

Avete idea di quanta carta ci voglia per fare un libro ? Va bene, esiste la carta riciclata.

Software

Ora voglio elencare svantaggi e vantaggi di un E-Reader secondo il mio umilissimo punto di vista : (In ogni caso io sto divorando un sacco di pagine al giorno da quando lo ho, e non sono mai stato un lettore accanito)

VANTAGGI  –

– Decine di libri in un unico marchingegno.
– Vasta scelta dai cataloghi senza girarsi centri commerciali il sabato pomeriggio e prezzi abbordabili.
– Vasta scelta di essere dei pirati e recuperare libri che nemmeno si trovano piu’, grazie al P2P.
– Lettura in qualsiasi condizione di luce e nessuno sforzo degli occhi.
– Tecnologia E-INK.
– Portarlo ovunque, dimensioni piu’ piccole di un tablet.
– Sfogliare le pagine con un dito (si a me faceva fatica usare l’altro braccio)
– Niente pieghe, niente perdita del segno.
– Batteria a lunghissima durata (settimane)
– Statistiche di lettura, premi ecc.. (Trascurabile)

SVANTAGGI –

-La “Magia” della carta.
-Alcune volte ho notato errori di ortografia e trascrizioni fatte male, o il numero della pagina sovrapposto a delle lettere.
-Ricaricarlo (trascurabile)
Tecnologia E-INK non ancora a colori e non consigliato per la visione di disegni. (Per ora)
-Perdita dei dati (Rarissimo, ma 1 su un milione di probabilità)

 

Come potete notare questa è la mia lista personale, io da quando sono passato all’E-Reader ho capito l’amore perla lettura,con questo non escludo i libri, a livello scolastico ad esempio sono d’accordo con far imparare i bambini a leggere e scrivere sul cartaceo, ma già dalle medie io li attrezzerei di E-READER, niente piu’ zaini stracolmi solo un quaderno per gli appunti e qualche penna.

E voi, cosa ne pensate ?

Piu’ semplice dei superpoteri. Piu’ potente dei supereroi.

Le mie scarpe da tracking avevano rifatto quei marciapiedi centinaia di volte da quando mi ero trasferito a Berlino, ogni sera al tramonto era come una nuova rinascita per la città, grattacieli come mirror ball incidevano alla città un taglio di luce cosi morbida che si poteva assaporare, ad ogni incrocio la gente dal lato opposto, guarda giu, guarda su, guarda giu, verde, si va, il ticchettio dei semafori tutti funzionali precisi scandiscono come orologi a pendolo la vita dei non vedenti e anche quella dei piu’ attenti.

Nella mia tracolla Jack Daniel’s un quadernetto a righe con una copertina rosso acceso e una penna bic semi scarica, iPhone e un pacchetto di fazzoletti, dormendo con le finestre aperte il rischio è alto.
Oramai sono a Berlino il mio inglese non è il massimo il tedesco non lo capisco ancora ma sul mio quaderno c’è una pagina con scritto “Blacklist”, una serie di cibi interminabile con alti contenuti di cipolla e cetrioli.

Cala la notte, tra le strade di Berlino la luna illumina il fiume Sprea un sacco di coppie consumano birra e sorridono al calar della notte sugli argini, gruppi di turisti a caccia di sesso e donne non sanno ancora che le “prostitute” sono armate di spray al peperoncino e un fantastico marsupio della Eastpak contenente qualsiasi tipo di arma per metterli K.O nel caso si comportassero da malfattori.

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Mentre cammino con il naso verso l’alto, abbagliato dalla luce frastagliata delle auto di lusso e tra qualche signorina che mi saluta e tenta di farmi innamorare per una notte, noto all’angolo di uno Starbucks chiuso, una vecchia signora quasi senza vita, o questo era quello che traspariva.
Mi avvicinai e la mia mente ricollego subito di fare una foto con un noto “social-foto” chiamato Instagram, il mio vero problema era la luce, troppo debole per uno stupido Iphone di quarta generazione, maledetto a me quando ho deciso di  lasciare la Mark 3 in camera.
Mi fermai e mi abbassai piegando le ginocchia, il mio busto si inclino’ in avanti senza avvicinarmi troppo, iniziavo a notare dei dettagli inquietanti i piedi scalzi della vecchia signora spugnosi e squamati, sulla caviglia destra aveva un piccolo tatuaggio che raffigurava un 8, il simbolo dell’infinito e un po’ piu’ sotto le avvolgeva la caviglia uno di quei braccialetti dei Vu Cumpra’, era buio, ma sembrava giallo e verde.

Portavauna gonna rossa, lunga quelle delle vecchie signore, un po’ malconcia, ma nemmeno cosi tanto, era coricata su di un lato, sotto di lei un cartone le faceva da lettino intravedevo la scritta “STARBUCKS COFFE'” immaginai lo avesse preso dai bidoni dietro il negozio, quindi non era li da molto. Portava dei grandi orecchini d’oro, falsi penso, una bandana rossa sopra di essa degli omini stilizzati bianchi che facevano un girotondo intorno alla nuca. La temperatura era gradevole, molto mite a parte qualche scarica di vento che ogni tanto faceva sobbalzare e tremare le persone che passeggiavano, la signora aveva comunque un maglione nero con grossi bottoni, mi ricordava tanto quei capi dei paesi nordici dove si vestono come delle pecore viventi.
L’inquadratura non mi piaceva, la fotocamera del mio Iphone cercava di mettere a fuoco questa composizione, ma non ne ero soddisfatto due passi indietro, allarghiamo un po’.
Notai un piccolo cartello a terra, bianco con una fila di parole :

-Spoken
-Expuesto
-Gesprochene
-Parlée
-Pазговорный

Parlate. Questo messaggio in varie lingue, non capivo, rialzai gli occhi e la signora si era seduta alla luce debole del lampione giallo, quel giallo che odio per i video spuntarono i suoi occhi, neri. Grandi.
Allungo’ le mani verso di me sorridendomi, feci un mezzo passo indietro chiedendo scusa, forse la mia cuorisita’ e ambizione di fotografare ogni cosa stava invadendo quel’angolo di mondo, lei con un cenno si sporse verso di me e mi sorrise decisi di mettere intasca il telefono e allungare le mani, cosa avevo da perdere ? Poi non sembrava pericolosa.
Allungai le mie mani lei le prese, per essere una vecchietta aveva la forza di un uomo di 70 anni, le strinse e inizio’ a ripetere “Parlate” in varie lingue.
Non capivo, sono nato stupido e questo non lo metto in dubbio, ma era una situazione parecchio strana, nel frattempo dietro di me sentivo svariati profumi, la gente si stava fermando un semicerchio si creo’ in pochi istanti, voltai il capo ragazzi e ragazze, uomini e donne osservavano attenti la scena, sconosciuti fino a quel momento mi sembravano ospiti dei miei pensieri.

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Un uomo alla mia sinistra, ben distinto, non penso un turista occhiali da sole nella camicia bianca e capelli un po’ lunghi ingellati, si abbasso’ e guardando me e la signora inizio’ a parlare in inglese.

-Questa sera, per la prima volta. Ho tradito mia moglie. Gliel’ho raccontato e l’ho persa. Ho perso tutto.
Cazzo.Lo ha detto davanti a tutti.

Continuo’ .

-In tutto questo ho un conto carico di soldi che non mi restituiranno i miei figli, ma io non ho mai voluto figli, non me ne importa, forse sbaglio ?
Sta guardando me ? –Pensai

Risposi.

-Forse, non so esattamente la sua storia signore..So che.. – Venni interrotto

La signora poggio’ la mia mano sul cartello guardandolo e guardando il signore, poi me. Avevo capito. Dovevo ascoltare una storia.

-Mi racconti la sua stor… Di nuovo interrotto

Un ragazzo sui 30 anni alla mia destra, intralcio’ la mia frase guardandomi.

-Ci. Ci racconti la sua storia. Anche io voglio raccontare la mia.

-Anche io.
-Ho bisogno di essere ascoltata.
In un pianto singhiozzante.
-Ascoltate anche me, per-perfavore.

Il delirio, cosa cazzo sta succedendo. Pensai
La signora mi lascio’ le mani e si ricorico’ nel suo cartone ad occhi aperti mentre i suoi occhi focalizzavano le voci, l’uomo inizio’ a raccontare la sua storia, da quando incontro’ la moglie, seguirono altre persone tra perdite di parenti, la perdita di un cane, ma anche storie belle, mi ricordai che in tutto quello c’era un bambino che ci racconto’ come era riuscito a comprarsi un giocattolo di un supereroe raccontando la sua storia giornaliera.
Le ore passarono e sul fiume spunto’ l’alba, mi ricordero’ sempre che il tutto fini con consigli e pacche sulle spalle. Mi commossi per la storia di una ragazzina di 10 anni che portava in giro la nonna tra autobus e quartieri, facendo i biglietti, incurante dei pericoli, il suo unico scopo era quello di proteggere la nonna, l’unica ragione per cui lei era al mondo, visto che i suoi genitori non la volevano tenere e la avevano gettata in strada.

Un abbraccio generale e tante lacrime, amici nuovi e storie profonde.
Ho capito che ogni giorno nella vita quotidiana ognuno di noi è un supereroe, servono meno di poteri paranormali e super forza. Basta arrivare a fine giornata interi e avendo fatto qualcosa di buono, come io in quella giornata ascoltare le storie di persone o come quella bambina incurante dei pericoli.

Fine.

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